Sblocca Italia: salta la riforma dei Porti entra il Piano della Logistica
Sarà adottato entro 90 giorni dall’entrata in vigore del decreto Sblocca Italia, il “Piano strategico nazionale della portualità e della logistica”. È questo quanto previsto dalla nuova bozza del decreto Sblocca Italia dopo il definitivo accantonamento della riforma portuale, che potrebbe ora forse prendere la strada del disegno di legge.
Il Piano ha infatti il fine di “migliorare la competitività del sistema portuale e logistico, di agevolare la crescita dei traffici e la promozione dell’intermodalità nel traffico merci anche in relazione alla razionalizzazione, al riassetto e all’accorpamento delle Autorità portuali esistenti” e prevede aggiornamenti triennali, in linea con la pianificazione comunitaria in materia di trasporti e di logistica.
Nella bozza si prevede che le Autorità portuali dovranno presentare entro 30 giorni dall’entrata in vigore del decreto, un elenco degli interventi più urgenti che dovranno essere coerenti con il piano nel suo insieme. La Presidenza del Consiglio dei Ministri, d’intesa con il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, selezionerà gli interventi ritenuti più urgenti.
Nel piano vengono individuati i distretti logistici delle Autorità portuali costituiti dal complesso delle infrastrutture e dei servizi destinati a svolgere funzioni connettive di valore strategico, in particolare nei rapporti fra scali portuali e rete transnazionale dei trasporti, individua gli scenari e gli obiettivi di traffico per tipologia di merce, quantifica i flussi e la redditività delle attività svolte dagli operatori economici nei porti di II categoria, individua le aree portuali e logistiche più adatte allo sviluppo dei traffici di corridoio e indica gli interventi infrastrutturali prioritari sulle reti ferroviaria, stradale, autostradale, portuale e logistica, specificando quelli idonei ad essere realizzati con il concorso di capitali privati, nonché le risorse finanziarie assegnate.
Al fine di agevolare la realizzazione del piano strategico nazionale della portualità e della logistica, per il potenziamento della rete infrastrutturale e dei servizi nei porti e nei collegamenti stradali e ferroviari nei porti nonché per favorire gli investimenti necessari alla messa in sicurezza, alla manutenzione e alla riqualificazione strutturale degli ambiti portuali, le Autorità portuali possono fare ricorso a forme di compartecipazione del capitale privato stipulando contratti di finanziamento a medio e lungo termine con istituti di credito nazionali ed internazionali abilitati, inclusa la Cassa depositi e prestiti S.p.A.: è consentito inoltre il ricorso a forme di partenariato pubblico-privato e di finanza di progetto.
“Profondo rammarico” per la mancata riforma portuale è stato espresso dal vice presidente di Confcommercio, Paolo Uggè. “Ambire a ‘sbloccare l’Italia’ senza intervenire sui porti e sulla logistica, ovvero sulla rete portante dei flussi di merce che attraversa il Paese è una vera contraddizione in termini. Così non si sblocca il Paese che non ha mille giorni di tempo a disposizione. Così si prosegue solo con la politica degli annunci – ha detto Uggé -. Confcommercio aveva apprezzato la previsione della misura dedicata ai porti e al sistema logistico come un primo intervento che andava nella giusta direzione, ma ad oggi non ne ritrova traccia nei documenti ufficiali del Governo. Riteniamo incomprensibili e irragionevoli le ragioni di questa decisione che sembra opera di una regia occulta. Il Governo, quindi, se ne assume la responsabilità politica poichè rallentando il necessario adeguamento del sistema nazionale dei porti e della logistica, si ostacolano di fatto le prospettive di crescita del Paese”.