Porto di Venezia al 4° posto per la Blueconomy
Dati incoraggianti diffusi dall’Autorità portuale. Ora si attendono investimenti nella Zls
1.400 ettari di aree operative industriali, commerciali e terziarie, 12 km di banchine ad uso promiscuo e 24 terminal, 20 mila addetti e oltre 9 mila imprese nei vari settori industriali e operativi portuali. Vari i comparti che vanno dalla siderurgia, ai cereali, ai mangimi e semi oleosi, fino ai prodotti energetici e chimici.
Numeri che hanno consentito alla produzione di raggiungere 6,6 miliardi di euro, un traffico di 5 mila treni all’anno con un movimento merci nel corso del 2022 di 24,5 milioni di tonnellate di merci (+1,5% sul 2021).
A diffondere i dati, che danno al porto di Venezia il quarto posto tra le province italiane per incidenza delle imprese della blue economy (12,4%) sul totale della propria economia, è stata l’Autorità portuale Mare Adriatico Settentrionale nel corso dell’incontro tenutosi in Confindustria di cui avevamo scritto qui Porto di Venezia. Le richieste delle imprese.
Eppure nel porto veneto si intercetta solo il 5% del traffico container delle rotte mediterranee con solo il 25° posto in Europa per tonnellaggio globale di merci. Attenzione alla competitività sostenibile dunque e insieme tutela del territorio. Dati che, proprio per questo, implicano grandi potenzialità di sviluppo.
Il futuro
“Il Porto di Venezia ha tutti i requisiti per sviluppare una logistica integrata con l’industria – ha spiegato Vincenzo Marinese Vicepresidente Vicario Confindustria Veneto Est con delega al Territorio di Venezia – a maggior ragione con la prospettiva della ZLS (zona logistica semplificata), uno strumento di cui auspichiamo l’attuazione in tempi rapidi proprio per contribuire al potenziamento della blue economy nazionale. Le politiche di sviluppo per il Porto di Venezia devono puntare a incrementare il traffico siderurgico in import per le materie prime ed in export per i prodotti finiti, renderlo hub di lavorazione e stoccaggio dei cereali, dei mangimi e dei prodotti oleosi, sviluppare i traffici dei nuovi combustibili e della filiera dell’idrogeno verde. E mantenere il primato dei traffici di prodotti chimici, completando l’interconnessione ferroviaria con il retroporto”.