Raccordo anulare: rispunta l’idea del pedaggio
“Non c’è nulla di concreto. Aspettiamo che parli il ministro”. L’Anas non si sbilancia, ma la possibilità che sul Grande Raccordo Anulare si applichi il pedaggio è tornata a farsi concreta ieri sera, dopo che la facoltà di introdurre il pagamento su strade come il Gra è stata introdotta nella manovra correttiva varata ieri dal Governo. Non si tratterebbe di una novità: nell’aprile del 2009 il viceministro alle Infrastrutture e ai trasporti, Roberto Castelli, aveva espresso parere favorevole al Gra a pagamento. “Penso sia giusto far pagare un pedaggio sul grande Raccordo anulare non ai romani, ma ai fruitori. Stiamo già studiando un sistema”, disse Castelli.
La proposta incassò il “no” immediato di Regione Lazio, Provincia di Roma e Campidoglio. Ma anche nel 2002, l’allora amministratore delegato di Anas, Vincenzo Pozzi, in qualità di gestore dell’anello stradale di 68 chilometri che abbraccia tutta al Capitale, aveva paventato l’intenzione di istituire una tariffa per i cittadini che percorrono il Gra diretti verso la rete autostradale e per coloro che viaggiano in senso contrario.
La manovra inserisce la possibilità di “pedaggiamento” di tratti di strade di connessione con tratti autostradali, ma non fa alcun esplicito riferimento al Gra. Un’ipotesi che circola potrebbe essere quella per cui ai caselli di uscita dalle autostrade verso Roma venga applicato il pedaggio per entrare nel Gra. E’ intanto in fase di elaborazione lo studio sul secondo anello del raccordo, che verrebbe realizzato all’esterno di quello attuale e sarebbe, quello sì, a pedaggio.
Tra le strade altre infrastrutture “candidate” all’introduzione del pedaggio, invece, già da tempo si parla dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria; oltre alle autostrade siciliane, al raccordo Avellino-Salerno, alla statale 16 pugliese.