Ex Ilva Taranto: sit-in degli autotrasportatori per i ritardi nei pagamenti
Fallone, Casartigiani Taranto: “C’è chi si è venduto casa e mezzi. Siamo all’esasperazione”
Proseguono i sit-in degli autotrasportatori davanti alla portineria C dello stabilimento siderurgico ex Ilva di Taranto. I manifestanti protestano contro la situazione di difficoltà dell’indotto a causa dei ritardi nei pagamenti delle commesse da parte di Acciaierie d’Italia. (Leggi il precedente articolo qui).
“C’è chi si è venduto casa e mezzi. Siamo all’esasperazione. Non abbiamo neanche un presente. Acciaierie d’Italia deve pagare lo scaduto. Non possiamo lavorare gratis”, ha spiegato Giacinto Fallone, responsabile del settore Autotrasporto di Casartigiani Taranto.
Alla protesta partecipano anche Aigi, associazione a cui sono iscritte numerose aziende dell’indotto, e Confapi Industria.
“Da settembre qui nessuno vede un centesimo”
Fallone ha spiegato che le ditte non possono pagare gli stipendi ai dipendenti: “E’ stato un Natale amaro, difficile – ha detto -. Siamo pacificamente in presidio, vogliamo solo che si rispettino le regole sui tempi di pagamento. Il trasportatore deve essere pagato a 45 giorni dall’emissione della fattura. Possiamo arrivare a 60 giorni, ma non di più. Da settembre qui nessuno vede un centesimo, c’è esasperazione. Siamo obbligati a rimanere qui fino a quando non vedremo che ci sarà volontà di cambiare la situazione”.
“Il 40-50% delle aziende associate è in crisi profonda”
Per Fabio Greco, presidente Aigi, “la situazione è estremamente critica, abbiamo bisogno di risposte e certezze. Lo abbiamo detto al prefetto, ai ministri, alla governance. Se questo stabilimento è strategico perché non si fa nulla per arrivare a un compromesso? Il governo ora avrà un confronto con ArcelorMittal. Se non si raggiugerà un accordo, ci sarà una crisi finanziaria irreversibile. Le aziende come fanno a fare gli investimenti senza capacità finanziaria? Lo Stato nel 2015 e ora AdI ci hanno messo in queste condizioni. Se l’8 gennaio non accadrà nulla dovremo messere in cassa integrazione i nostri dipendenti, già oggi il 40-50% delle aziende associate è in crisi profonda”.