Crisi Mar Rosso: difficoltà anche per la componentistica auto, mancano le materie prime
I principali impatti riguardano i tempi delle consegne che sono più lunghi del previsto
Le conseguenze della crisi del Mar Rosso si abbattono anche sulle aziende della componentistica auto. I principali impatti riguardano i tempi delle consegne che sono più lunghi del previsto, l’incremento dei costi di spedizione e possibili interruzioni della produzione per mancanza di materie prime e componenti.
Gli attacchi dei ribelli Houthi alle navi portacontainer hanno costretto le compagnie di navigazione a cercare nuove rotte, dirottando oltre 200 miliardi di dollari di flussi commerciali verso il Capo di Buona Speranza dalle ultime settimane del 2023.
I dati emergono da un focus dell’Anfia che si concentra su 70 aziende: di queste solo il 16% ritiene che la crisi nel Mar Rosso non impatti il proprio business.
Il 36,4% ha incontrato difficoltà nell’approvvigionamento di materie prime e componenti e, tra queste aziende, il 10,4% ha avuto problemi con le materie plastiche e altrettanti con i semiconduttori, mentre il 14,3% ha riscontrato difficoltà con i componenti elettronici.
Lo stabilimento tedesco di Tesla e le linee di produzione europee di Volvo e Suzuki hanno subito interruzioni a causa di carenze di componenti.
L’Anfia ricorda che circa il 30% del trasporto mondiale di container passa attraverso il Mar Rosso, una rotta cruciale per il trasporto di petrolio, gas e merci sfuse. E attraverso questa importante arteria passa circa il 10% del commercio marittimo globale, dall’Asia all’Europa e viceversa.
Crisi Mar Rosso: ecco l’impatto sui traffici
Traffico di navi nel Mar Rosso:
- -55% rispetto a dicembre
Aumento costi di trasporto di container Asia-Europa:
- +173% rispetto a dicembre
Aumento tempi di percorrenza via Sud Africa:
- 10 giorni
Le nuove rotte stanno causando ritardi nelle consegne e aumenti dei costi di spedizione, esponendo il commercio globale a ulteriori interruzioni.
A oggi – secondo i dati raccolti dall’Anfia – due terzi degli intervistati non ha registrato interruzioni della produzione dei costruttori clienti a causa dei ritardi o della mancanza di componenti. Secondo la maggioranza degli intervistati non sussistono i presupposti per una nuova ondata di shortage nella supply-chain dell’automotive in Italia.
Cosa succede nel Mar Rosso
Dopo lo scoppio della guerra tra Hamas e Israele il 7 ottobre 2023, i gruppi militanti sostenuti dall’Iran in tutto il Medio Oriente, compreso il gruppo armato yemenita Huthi, hanno espresso sostegno ai gruppi palestinesi e minacciato di attaccare militarmente Israele. Non solo, hanno intimato agli Stati Uniti di non intervenire minacciando ritorsioni con droni e missili.
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Il 19 ottobre 2023, gli Huthi hanno lanciato una serie di attacchi diretti contro il sud di Israele e contro le navi mercantili passanti per lo stretto di Bab el-Mandeb, nel Mar Rosso. A dicembre gli attacchi alle navi che attraversano il Mar Rosso si sono fatti sempre più intensi, diventando al contempo una minaccia per il commercio
internazionale.
Con il 2024, all’offensiva di Stati Uniti e Gran Bretagna contro i ribelli yemeniti, gli Huthi hanno risposto con ulteriori attacchi, l’ultimo del 2 marzo scorso.
Le offensive degli Huthi potrebbero interferire anche sui flussi di petrolio, di grano e su tutti i beni di consumo in arrivo dalla Cina.
Un’interruzione prolungata degli scambi commerciali potrebbe provocare un nuovo effetto inflazione a catena.
A rischio in particolare, l’energia: il 12% del petrolio trasportato via mare e l’8% del gas naturale liquefatto (GNL) transitano attraverso il Canale di Suez.