Fedit: dal contratto nuova spinta alla competitività
Terminata qualche giorno fa una prima fase di confronto, il tavolo per il rinnovo del contratto di lavoro nel settore merci si è preso qualche settimana di vacanza in vista della chiusura delle trattative, prevista per fine ottobre. Il fitto calendario di incontri stabilito dalle associazioni della committenza e da quelle sindacali prevede infatti due giorni settimanali di riunione a partire dall’8 settembre e una sessione finale a fine ottobre, in cui dovrebbe essere definito anche l’incremento economico per i lavoratori.
“Al centro del dibattito sul rinnovo del contratto non può che esserci il costo del lavoro – spiega a Trasporti-Italia.com Enzo Solaro, segretario generale della Fedit -. Un’autista neo-comunitario costa tra i 20 e i 25mila euro/anno; uno del Lussemburgo, quindi certo non il più arretrato dei paesi europei, costa 37/38 mila Euro. In Italia siamo a cifre tra i 40 e i 45mila euro. Cifre che, lo ricordiamo, rappresentano un terzo del costo totale del trasporto. Stiamo quindi valutando con i sindacati un avviso comune per proporre al Governo interventi strutturali sul costo del lavoro: come ad esempio un adeguamento definitivo, e non più soggetto ad una trattativa annuale, dell’aliquota Inail ad un tasso di riferimento in linea con la realtà del settore, oppure forme di defiscalizzazione. Il tutto per salvaguardare la competitività delle aziende ma anche dei lavoratori italiani”.
Un altro problema che avete portato all’attenzione del tavolo è poi quello della responsabilità solidale: cosa significa e perché lo considerate uno degli elementi centrali nell’ambito del dibattito sul rinnovo del contratto?“La terziarizzazione delle attività caratterizza ormai buona parte delle imprese, comprese quelle di logistica – spiega il presidente della Fedit, Adriano Vaia-. Tuttavia c’è un nodo pesante da affrontare: qualunque cifra l’azienda appaltatrice paghi a quella appaltante, non è tutelata in nessun modo rispetto alle inadempienze di quest’ultima nei confronti dei propri dipendenti. In pratica l’azienda appaltatrice è responsabile in solido con l’impresa appaltante per le sue inadempienze retributive e, molto più spesso, contributive. Tutto questo, tra l’altro, senza avere un pieno e totale potere di controllo tale da poter evitare tali scorrettezze. Un problema che si sta verificando spesso in questi ultimi mesi, soprattutto con cooperative che assumono lavoratori extracomunitari. Dobbiamo quindi studiare con i sindacati un percorso che ci porti ad una modifica normativa tale da individuare una serie limitata di attività di controllo, effettuate le quali l’impresa appaltatrice non può essere più considerata responsabile”.
Quali sono le principali differenze che separano, al momento, le piattaforme contrattuali proposte dai sindacati e quelle datoriali? “Il fatto stesso che siamo riusciti ad arrivare alla pausa estiva con un quadro definito ci lascia ben sperare sull’esito finale – conclude Solaro -. Certo ci sono ancora dei nodi da sciogliere, come quelli sulla maggiore flessibilità del lavoro chiesta dalle associazioni datoriali, o quello sulla clausola sociale chiesta dai sindacati, che imporrebbe agli imprenditori che rilevano un’azienda l’assunzione in blocco di tutti i dipendenti. Due punti su cui probabilmente si concentreranno i lavori del tavolo a settembre”.