Sicurezza: siglato accordo tra Ministero dell’Interno e Fondazione Ania
Lotta alla guida in stato di ebbrezza e sotto l’effetto di sostanze stupefacenti, aumento dei controlli sugli autisti dei mezzi pesanti, sensibilizzazione verso i pericoli derivati dalla distrazione o da comportamenti rischiosi al volante sono i punti cardine del nuovo patto siglato tra il Ministero dell’Interno e la Fondazione Ania, la onlus delle compagnie di assicurazione, per contrastare il dramma degli incidenti stradali in Italia.
Il protocollo d’Intesa firmato ieri dal Ministro dell’Interno Roberto Maroni e dal presidente della Fondazione Ania Sandro Salvati è finalizzato a incrementare i controlli sulle strade, dotando le forze dell’ordine di strumenti tecnologicamente avanzati per verificare l’assunzione di alcol e droghe da parte dei guidatori e il rispetto della normativa vigente sui tempi di guida e di riposo da parte degli autotrasportatori. Proprio in quest’ottica la Fondazione Ania, in accordo con il Ministero dell’Interno, doterà le forze dell’ordine di 150 precursori digitali per l’alcol e 20 postazioni complete Police Controller per l’attività di controllo sui mezzi pesanti.
Secondo una stima dell’Istituto Superiore di Sanità, gli incidenti provocati da conducenti in stato psicofisico alterato da alcol e droga corrispondono al 30% del totale dei sinistri che avvengono nel nostro Paese. Dati impressionanti, soprattutto se si considera che circa il 27% delle vittime registrate nel 2009, ovvero 1.142 su 4.237, aveva meno di 30 anni. (Fonte Istat).
Secondo i dati delle Compagnie di Assicurazione nel 2008 anche i mezzi pesanti (un parco di meno di 3 milioni e mezzo di veicoli assicurati) hanno causato circa 630 mila incidenti, ovvero il 17,1% dei sinistri complessivi denunciati in Italia (Fonte: Ania).
“La sigla del protocollo – commenta il Presidente della Fondazione Ania, Sandro Salvati –rappresenta un importante passo avanti nella lotta all’incidentalità stradale. Per la prima volta c’è un interesse comune e sia le istituzioni pubbliche sia le istituzioni private hanno ‘fatto sistema’ per affrontare questo problema”.