Pirateria navale: servono nuove iniziative
“Uomini e tecnologie per sconfiggere i pirati del mare”, questo il titolo della tavola rotonda organizzata ieri a Roma dall’Istituto Italiano di Navigazione, presso la sede di Confitarma.
Il fenomeno della pirateria è in preoccupante espansione, ha dichiarato il presidente Cesare D’Amico, non solo nel Corno d’Africa ma anche in altre aree geografiche. La pirateria marittima costituisce una minaccia agli interessi strategici per l’economia mondiale, basti pensare che ogni anno ci sono 22000 passaggi turistici nella zona del Corno d’Africa, di cui 2000 italiani.
“La legislazione attuale risulta essere insufficiente, ci sono poche leggi, che risalgono agli accordi di Montego Bay e non tutti i paesi le hanno ratificate, siamo quindi in presenza di scarse risorse efficaci per combattere gli atti di pirateria”, ha spiegato Stefano Zunarelli, avvocato marittimista e professore di diritto della navigazione a Bologna.
I problemi che risiedono nella formulazione della legge sono due: il primo limite riguarda il punto in cui la norma riconosce il reato di pirateria commesso “ai fini privati”; il secondo, invece, si evidenzia nel passaggio in cui si parla di “atti compiuti in alto mare”, limitando così la possibilità di intervento delle navi Militari.
Le Nazioni Unite hanno cercato di superare tali limiti con la ratifica della risoluzione 216, sottolineando le minacce alla pace che gli atti di pirateria potrebbero innescare, estendendo la possibilità di intervento delle forze armate in acque somale, dove però la mancanza di un governo stabile ne riduce l’efficacia.
E’ necessario quindi pensare a strutture dedicate, per un supporto tecnico ed economico per fronteggiare quella che sta diventando un emergenza del mare.
“Abbiamo esaminato cosa oggi possono fare l’uomo e la tecnologia, in mare e a terra, per contrastare la pirateria marittima – ha dichiarato Luca Sisto, segretario nazionale di Confitarma -, ed è emersa la necessità che la politica, in particolare il Ministro degli Esteri ed il Ministro della Difesa, sciolgano le loro riserve in merito al progetto che lo Stato Maggiore della Marina ha preparato per consentire la difesa dei mercantili italiani in navigazione attraverso l’impiego di forze pubbliche armate, su base volontaria, a bordo dei mercantili italiani”.
Dall’incontro è emerso inoltre che l’area da controllare è ormai così vasta da essere paragonabile alla superficie degli Stati Uniti, in pratica tutto l’Oceano Indiano. Si impone quindi la necessità di attivare nuove iniziative, oltre ai recenti supporti tecnologici messi a disposizione dalla Selex a bordo dei mercantili italiani.
L’Istituto Italiano di Navigazione si fa promotore e motore di tali iniziative, avendo come soci tutti gli attori in causa: Marina Militare, Marina Mercantile, Tecnologia e Università.
Rossella Smiraglia