La Spezia: gli operatori portuali chiedono chiarimenti sull'”affaire dragaggi”
All’indomani del sequestro giudiziario dello specchio di mare del porto spezzino dove erano in corso lavori di approfondimento dei fondali, La Spezia Port Service, la nuova alleanza costituita il 4 gennaio scorso da agenti marittimi, spedizionieri e doganalisti della Spezia, è scesa immediatamente in campo.
L’indagine in corso a La Spezia arriva all’indomani di un’importante modifica normativa sui dragaggi che dovrebbe renderli più facili, paralizzati come sono da anni dalla speculazione delle analisi ambientali.
La community degli operatori portuali spezzini sollecita chiarimenti e interventi rapidi sulla questione dei dragaggi nel Golfo ligure, delucidazioni e misure “che, nel pieno rispetto dell’inchiesta giudiziaria in corso e quindi della individuazione di eventuali responsabilità, scongiurino da subito anche il minimo rischio di condizionare negativamente l’operatività presente e futura del porto di La Spezia”.
“Se sono stati compiuti errori, abusi o violazioni di legge in ambiti che contiamo siano davvero circoscritti – ha dichiarato Andrea Fontana, presidente dell’associazione – è giusto che siano sanzionati. Ma proprio La Spezia, che è riuscita a far sopravvivere il porto a quasi un decennio di decisioni e scelte contraddittorie sul tema dei dragaggi, trovandosi comunque costretta a posticipare importanti scelte di sviluppo, è pronta oggi a schierarsi compatta a difesa delle attività commerciali e marittime che fanno di questo scalo un esempio di efficienza a livello internazionale e una componente essenziale e irrinunciabile del sistema logistico nazionale ed europeo”.
Secondo Flavio Borra, presidente dell’associazione Spedizionieri doganali “siamo convinti che proprio qui nel porto di La Spezia, per le esperienze drammatiche vissute proprio sul tema della compatibilità fra sviluppo e tutela dell’ambiente, possa maturare una nuova esperienza, unica a livello nazionale e condivisa fra le varie istituzioni (in primis la magistratura inquirente che sta dando prova di grande equilibrio) e i privati, di salvaguardia delle realtà economiche e occupazionali anche in concomitanza con l’accertamento di eventuali responsabilità di tipo giudiziario”.
L’inchiesta della Procura, partita da un esposto delle associazioni ambientaliste dopo una moria di mitili che danneggiò gli impianti di mitilicoltura un anno fa, ha portato a tre indagati: un dirigente dell’autorità portuale e due imprenditori delle ditte che stanno materialmente eseguendo i lavori di dragaggio e bonifica. L’ipotesi di reato è che i lavori siano stati eseguiti senza rispettare le prescrizioni ambientali previste.