Emissioni Renault: non esiste alcuna frode, Parigi smentisce le accuse
Una conferenza stampa del ministro dell’ambiente francese, Segolene Royal ha scagionato dalle accuse Renault che ieri era stata pesantemente coinvolta in uno scandalo che lasciava presagire gli stessi contorni del Dieselgate.
Uno scandalo che ha immediatamente fatto crollare il titolo in Borsa, arrivando a perdere il 20% e poi recuperando nel finale per dimezzare le perdite. Un dubbio che ha trascinato al ribasso anche Peugeot, FCA, Daimler, Bmw, di nuovo Volkswagen e persino Ferrari.
Tutto era nato quando gli agenti della divisione antifrode della polizia francese, nei giorni scorsi, avevano perquisito alcuni impianti produttivi Renault nell’ambito di un’indagine volta a verificare la presenza di un software per eludere i controlli sulle emissioni di alcuni motori.
L’indagine era partita a ottobre da parte di una commissione indipendente su 22 vetture di marche diverse, tra cui, oltre a Renault, anche Psa, Volkswagen, Mercedes, Ford, Opel, Nissan, Volvo, Suzuki, Fiat e Bmw. I test sono ancora in corso e arriveranno a un campione di 100 veicoli, “è stato osservato uno sforamento delle norme sul Co2 e l’ossido di azoto ma non c’è nessuna frode”, ha rassicurato il Ministro francese.
Renault, da parte sua, ha immediatamente chiarito che i test in corso non hanno al momento “evidenziato meccanismi falsificati sulle emissioni”, che l’Azienda sta “pienamente cooperando con le ulteriori indagini in corso” e che “la Direction Générale de l’Energie et du Climat (Dgec), interlocutore pilota della Commissione tecnica indipendente per conto del ministero francese dell’Ecologia, ritiene fin d’ora che la procedura in corso non evidenzierebbe la presenza di un software truccato sui veicoli Renault”.