Autotrasporto, costi minimi: intesa rinviata?
Si è chiusa ieri una intensa settimana di incontri tra i rappresentanti delle associazioni dell’autotrasporto, della committenza e del Governo per arrivare ad una definizione dei costi di sicurezza per il settore. Tecnicamente la definizione di questi costi da parte dell’Osservatorio istituito presso la Consulta dell’autotrasporto e della logistica non c’è stata, e quindi a partire dal 12 giugno la legge prevede che dovranno essere applicati anche per i contratti scritti le tabelle ministeriali fino ad oggi valide solo per i contratti verbali. Tuttavia gli incontri di questi giorni hanno mostrato alcune aperture, sia sul fronte degli autotrasportatori sia su quello della committenza, che lasciano comunque aperta la strada di un accordo. La forbice tra le due cifre, quella ribadita dagli autotrasportatori –che si rifanno semplicemente alle cifre ministeriali- e quella avanzata dalla committenza, resta, ma si è comunque ridotta. Così come su alcuni aspetti, come ad esempio la metodologia di calcolo dei costi, ci sono molti punti di convergenza.
Le posizioni in campo
L’autotrasporto è riuscito nel suo obiettivo di arrivare all’adozione obbligatoria ed estesa delle tariffe ministeriali ed ora apre (anzi, riapre) agli accordi volontari di settore, accordi di filiera che dovrebbero operare in deroga ai costi minimi di sicurezza (già utilizzati con successo all’epoca delle tariffe obbligatorie a forcella). Confindustria ha reagito alla brusca chiusura del tavolo -con la riunione di venerdì saltata per la mancanza di molti componenti- con una nota affidata alle agenzie in cui esprime grande preoccupazione per una situazione che fa ritornare l’Italia ad un regime di tariffe amministrate, con incrementi del 25% rispetto a quelle attuali. Una partita legata non solo alla vita e agli equilibri interni al mondo del trasporto ma anche agli attuali rapporti di forza tra le rappresentanze sindacali del mondo manufatturiero e dei servizi.
Parola d’ordine: accordi di settore
Martedì prossimo è riconvocato l’Osservatorio sui costi della Consulta. All’ordine del giorno due documenti: uno sottoscritto da Confindustria, Confetra, Fedit, Anita e Assologistica il 9 giugno (prima quindi della brusca interruzione di venerdì) in cui c’è comunque un’apertura nei confronti degli accordi volontari di settore, anche se subordinata alla determinazione da parte della Consulta dei costi minimi. L’altro di Unatras, che ribadisce la propria disponibilità a proseguire nella ricerca di accordi sul tavolo dell’osservatorio, in particolare con la possibilità di realizzare costi minimi con modalità differenti per singoli settori.