Uir: le proposte per il trasporto ferroviario merci
Liberalizzazione del trasporto ferroviario merci, armonizzazione delle regole, compatibilità tecnica dei sistemi, costi equi e un’adeguata pianificazione di investimenti infrastrutturali. Ecco, secondo l’Unione Interporti Riuniti, gli elementi chiave per una rivitalizzazione del mercato ferroviario internazionale. L’associazione condivide l’impegno della Commissione Europea per un percorso verso una liberalizzazione vera e definitiva del sistema su rotaia, che potrebbe a sua volta rivitalizzare l’attività degli interporti.
In riferimento al Progetto di Relazione sulla proposta di Direttiva del Parlamento Europeo e del Consiglio che istituisce uno spazio ferroviario europeo unico, curato dall’onorevole Debora Serracchiani, l’Uir si sofferma su due punti: la separazione la gestione dell’infrastruttura da quella del servizio e la creazione di un organismo di regolamentazione.
A 20 anni dalla direttiva 440 del 1991, ancora troppe sono le barriere che tostacolano l’efficienza del trasporto ferroviario. In Italia, nonostante il recepimento di tutte le direttive comunitarie elaborate nella legislazione nazionale, le Fs continuano a essere l’un unico soggetto (‘incumbent’) in grado di definire o comunque di influenzare le politiche di impresa tanto di Rfi, quanto di Trenitalia.
Il punto di partenza, secondo l’Uir, è rappresentato dalla separazione proprietaria delle due società, in modo che le nuove imprese possano operare in condizioni eque e non discriminatorie. Così facendo si eliminerebbe anche un conflitto di interessi oggi improduttivo, anzi nocivo per la crescita logistica del Paese. Da qui, inoltre, una nuova disciplina nell’accesso alla rete, nell’assegnazione delle tracce orarie, nella fissazione dei pedaggi, nel rilascio delle licenze, nel miglioramento della sicurezza. Per quanto riguarda i terminali, le stazioni e gli scali merci, la loro gestione potrebbe passare attraverso partnership pubblico-private a cui vendere la proprietà o a cui dare in concessione, per esempio, aree terminali sensibili dell’ossatura infrastrutturale nazionale. Questo snellirebbe l’apparato attuale, tagliando rami improduttivi e generatori di costi importanti per i cittadini.
Circa l’organismo di regolamentazione, l’Uir auspica una strutturazione semplice e snella, che scongiuri sin da subito il rischio di riprodurre entità pubbliche dalle competenze vaghe e di difficile comprensione, nonché di duplicare funzioni, a volte anche inutili e diseconomiche per il Paese, di enti già esistenti. Del nuovo organo andrebbero subito chiariti struttura, ruoli, mansioni e poteri, dimensionamento delle risorse, criteri di nomina e durata dei mandati. Tutti questi spunti potrebbero rappresentare, nel percorso della liberalizzazione su rotaia, una svolta decisiva.
Vincenzo Foti