Tav, per Conftrasporto un’arma contro il dumping sociale
“Con la Tav le imprese italiane avrebbero le armi per combattere contro il dumping sociale che le aziende dell’Est europeo fanno ai loro danni”. Ne è convinto il vicepresidente di Confcommercio e di Conftrasporto Paolo Uggè, che spiega perché l’opera porterebbe, fra i tanti vantaggi, anche quello di salvare dagli effetti di una concorrenza distorta le imprese di trasporto italiane, con benefici per lo Stato anche sul piano fiscale.
“Grazie alla Tav – spiega Uggè – i nostri autotrasportatori effettuerebbero il servizio dalla fabbrica fino alla stazione di partenza caricando sui treni i container o i semirimorchi del committente, che verrebbero poi prelevati alla stazione di arrivo da corrispondenti della stessa impresa per essere consegnati nei luoghi di destinazione. Questo consentirebbe ai vettori italiani di gestire il primo e l’ultimo miglio riducendo di molto l’incidenza del costo del lavoro, e il fatturato resterebbe in Italia a beneficio delle entrate per i maggiori introiti fiscali nelle casse dello Stato”.
“Questo tipo di attività intermodale – aggiunge il vicepresidente di Conftrasporto – non sarebbe invece conveniente per le imprese dell’Est, che attualmente ‘gestiscono’ i collegamenti con i Paesi dell’Ovest europeo basando la loro competitività sui percorsi effettuati esclusivamente su gomma grazie al bassissimo costo degli autisti, che diventa così il loro principale punto di forza rispetto alle imprese italiane”.
“Con il treno – prosegue Uggè – si consentirebbe quindi di eliminare l’elemento più significativo di concorrenza ‘distorta’ e, venendo meno la concorrenza di vettori esteri che stazionano nel nostro Paese, le conclusioni alle quali è giunta la commissione costi-benefici della Tav si modificherebbero. A questo occorre aggiungere la maggior sicurezza sulle strade, quindi minor incidentalità (la vita di una persona quanto vale nel computo dei costi benefici?) ed un maggior rispetto per l’ambiente”.
“Avrei qualcosa da dire anche sulla questione delle accise sui carburanti – conclude Uggè – Conftrasporto ha evidenziato subito il grave errore, compiuto su questo fronte dall’analisi costi-benefici, di includere nei costi per la Tav i mancati introiti derivanti dall’accisa. Chi opera nei trasporti sa che l’autonomia degli automezzi è di circa 2mila chilometri e che gli autotrasportatori si riforniscono là dove il costo del gasolio è più conveniente. Da qui, dunque, non risulta alcun mancato introito per le casse dello Stato”.