Anie unisce l’industria ferroviaria italiana
Un’unica sigla per l’industria ferroviaria italiana. L’Ucrifer (Unione costruttori e riparatori ferrotranviari) fa il suo ingresso in Assifer (Associazione industrie ferroviarie), che unirà così tutte le imprese del comparto, più di 100 con circa 13.000 addetti diretti e un fatturato complessivo che tocca i 4 miliardi di euro.
Assifer è federata Anie (la Federazione nazionale delle imprese elettrotecniche ed elettroniche, a sua volta aderente a Confindustria). La totalita’ dell’industria ferroviaria italiana, con la sola esclusione dell’armamento ferroviario sarà così rappresentata da Anie. “Grazie a questa intesa”, spiega l’Anie, “l’associazione Assifer, che già rappresenta i settori della costruzione a nuovo dei veicoli ferroviari e delle tecnologie degli impianti fissi (segnalamento e tlc, elettrificazione), potrà includere nella propria rappresentatività anche le specializzazioni della riparazione del materiale rotabile e relativi componenti e quindi acquisire una dimensione in grado di esprimere con maggiore forza l’impegno dell’industria tecnologica nel supportare il poderoso sforzo di rinnovamento che il settore ferroviario e dei trasporti urbani elettrificati sta compiendo nel nostro Paese”.
Nel 2007 il settore dei trasporti ferroviari ed elettrificati ha registrato una contrazione del giro d’affari complessivo (-12,3% a prezzi correnti). Tale repentino arretramento segue un biennio di crescita sostenuta a tassi di incremento a due cifre. La domanda interna ha mostrato una fase di indebolimento generalizzato alle diverse componenti (-16,8%), e questo ha provocato un forte calo anche nelle importazioni dopo l’accelerazione dell’anno precedente (-50,9% a prezzi correnti).
Per quanto riguarda il canale estero, resta una sostanziale stabilità rispetto ai livelli dell’anno precedente (-0,3% a prezzi correnti). Nonostante il rafforzamento dell’euro, gli operatori italiani hanno colto interessanti opportunità sia in mercati tradizionali come la Spagna, primo paese per destinazione dell’esportato con una quota sul totale pari al 56,4%, sia in mercati più distanti geograficamente e per cultura imprenditoriale, quali il bacino del Mediterraneo e l’Estremo Oriente.