Diritti aeroportuali: la Ue invita l’Italia a conformarsi alla direttiva
La Commissione europea ha invitato Austria, Germania, Italia e Lussemburgo ad adottare provvedimenti legislativi nazionali per attuare la normativa Ue e garantire così che i diritti aeroportuali siano trasparenti e non discriminatori. La richiesta della Commissione è formulata attraverso un “parere motivato” nell’ambito dei procedimenti di infrazione dell’Unione europea. Gli Stati membri citati devono comunicare alla Commissione entro un periodo di due mesi le misure adottate per recepire pienamente le disposizioni pertinenti di diritto dell’Unione; in caso contrario la Commissione potrà adire la Corte di giustizia dell’Unione europea. La direttiva sui diritti aeroportuali, adottata nel marzo 2009, chiede agli Stati membri di adottare atti legislativi per garantire che i diritti aeroportuali imposti ai vettori aerei nei principali aeroporti dell’Unione europea siano calcolati sulla base dei principi della trasparenza e della non discriminazione, e siano oggetto di consultazioni periodiche, come stabilito nelle politiche concordate dall’Organizzazione internazionale dell’aviazione civile (Icao). I diritti sono versati dai vettori aerei per l’uso delle piste aeroportuali e comprendono le tasse aeroportuali addebitate ai passeggeri a copertura dei costi d’uso dell’infrastruttura dei terminali aeroportuali. I diritti aeroportuali rappresentano una voce significativa nei costi dei vettori e, in ultima analisi, gravano sui passeggeri in quanto sono inclusi nel prezzo del biglietto. La direttiva sancisce che gli aeroporti sono tenuti a consultare le compagnie aeree in relazione ai diritti in parola e a fornire informazioni sui costi sostenuti per la fornitura dei servizi per i quali richiedono il pagamento di diritti. Gli Stati membri sono tenuti inoltre a designare un’autorità indipendente con il potere di dirimere le controversie tra aeroporti e vettori aerei. L’Austria, la Germania, l’Italia e il Lussemburgo non hanno comunicato alla Commissione l’adozione dei provvedimenti legislativi necessari per conformarsi alla direttiva, benché fossero tenuti a farlo entro il 15 marzo 2011. A tutt’oggi, 19 Stati membri hanno comunicato di aver pienamente recepito la direttiva, mentre in quattro Stati membri la procedura di recepimento è tuttora in corso. Un’attuazione non adeguata della direttiva potrebbe comportare per i passeggeri costi più elevati del dovuto per i loro spostamenti in aereo, sia all’interno dell’Unione europea sia per i voli a lungo raggio in partenza dall’Unione europea.