Autotrasporto verso la protesta: Fai Conftrasporto chiede un confronto con il Governo
L’autotrasporto pronto a proclamare lo stato di agitazione. Il comparto ha espresso malcontento nel corso dell’assemblea generale odierna indetta dalla Federazione degli Autotrasportatori Italiani che aderisce a Conftrasporto-Confcommercio.
Le ragioni della contrarietà, emersa da più parti nel corso dell’incontro, sono legate alle difficoltà che la categoria sta attraversando da tempo, acuite dalla pandemia.
Nel corso dell’Assemblea, il Comitato di presidenza ha ricevuto mandato per condividere con i colleghi Unatras – l’unione delle associazioni della categoria che si riunirà nei prossimi giorni – la decisione di proclamare lo stato di agitazione. L’autotrasporto chiede un confronto diretto con il Governo: “Troppi gli argomenti lasciati senza risposta”, sottolinea il presidente Fai-Conftrasporto Paolo Uggè.
Tra le principali ragioni della protesta ci sono i mancati finanziamenti nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR); la questione delle limitazioni ai Tir al Brennero; la lentezza dei procedimenti delle Motorizzazioni civili in particolare per quanto riguarda le revisioni.
E in materia di tasse e contributi, il comparto critica l’introduzione del contributo aggiuntivo a favore dell’Autorità di Regolazione dei Trasporti (ART) e la tassazione dei ristori riconosciuti agli autotrasportatori per i disagi conseguenti al crollo del ponte Morandi.
Verso iniziative di protesta mirate
L’Assemblea, alla quale hanno partecipato tutte le sedi territoriali in rappresentanza di migliaia di imprese, ha dato mandato alla presidenza di Fai-Conftrasporto di attivarsi per organizzare, anche attraverso un confronto con le altre associazioni aderenti a Unatras, iniziative di protesta mirate.
“Senza un confronto, la protesta sarà inevitabile – avverte il presidente di Fai-Conftrasporto Paolo Uggè -. Dall’autotrasporto siciliano a quello che opera nei trasporti internazionali, eccezionali, agli operatori ai quali vengono tassati i ristorni assegnati loro per i danni subiti per le conseguenze derivanti dalla situazione generatosi a Genova dopo il crollo del ponte Morandi, il malcontento è forte. Per non parlare del contributo, di fatto una ‘tassa aggiuntiva’, che viene chiesto alle imprese del settore per mantenere l’Autorità dei trasporti”.