Automotive: viaggio nei laboratori all’avanguardia della Turchia
Prosegue il tour riservato a una delegazione di giornalisti italiani promosso dall’Ufficio per gli Investimenti della Repubblica di Turchia (ne avevamo parlato qui).
Nel secondo giorno i lavori si sono concentrati sul comparto automotive, che vede intorno a Istanbul lo sviluppo di una realtà dinamica con diversi centri di produzione all’avanguardia.
Uno di questo è Fark Labs, un incubatore con focus sulla mobilità: nato nel 1968, dispone di quattro centri di R&D.
Come spiega la ceo Ahu Buyukkusoglu Serter, Fark Labs parte dall’analisi dei trend contemporanei che delineano una crescente domanda di mobilità legata anche all’esigenza di dare nuova forma al settore. Un quadro mutevole in cui incidono pesantemente fattori come pandemia, crisi dei chip e altre carenze di approvvigionamenti.
Sono quattro i trend dell’industria dell’automotive: connettività, automatizzazione, mobilità condivisa e elettrico. Le previsioni dicono che nel 2030 il 96% dei nuovi veicoli sarà basato sulla connettività; il 79% sarà autonomo almeno di livello 2; il 26% dei profitti della mobilità deriverà da nuovi sistemi, come la mobilità on demand; il 26% delle nuove auto vendute sarà elettriche.
L’elettrico è quindi particolarmente importante per Fark Labs ed è al centro di molti dei progetti in campo. Il centro lavora anche nel campo delle intelligenza artificiale e della componentistica e ha nvestito quattro milioni di dollari in 15 startup.
Taysad, nella zona industriale dell’automotive, è l’associazione che riunisce le imprese di componentistica (Association of Automotive Parts and Components Manufacturers). Le imprese riunite (470 membri) sono capaci di realizzare l’80% di un veicolo.
La situazione della Turchia nel settore è stata illustrata dal vice presidente Yakup Birinci. La Turchia offre accesso a 1 miliardo e mezzo di persone e a un mercato da 20 trilioni in Europa, Mena, Asia centrale. Fra il 2003 e il 2020 ha attratto 194 bilioni di investimenti stranieri.
La Turchia è seconda in Unione europea per la produzione di veicoli commerciali, seconda per i bus, settima per le auto: dal 1996 si è aperta al mercato Ue, con l’unione doganale. Da allora è stato creato un vero e proprio ecosistema basato su know how, digitalizzazione, manifattura.
Il tour ha ricompreso anche una visita presso l’azienda TOGG, dove è in costruzione l’auto 100% elettrica turca che dovrebbe essere lanciata sul mercato turco nel 2023, a prezzi competitivi sul mercato.
L’Italia che investe in Turchia
Tra le realtà italiane che hanno scelto di investire in Turchia c’è Fontana Pietro (FONTANA Group), azienda internazionale attiva nel settore dell’automotive.
Un gruppo che vede protagoniste tre generazioni della stessa famiglia ed è presente oltre che in Italia (nel lecchese) e in Turchia, anche in Romania. Fontana è una realtà che si occupa principalmente dell’engineering e della costruzione di stampi per i segmenti Luxury e Premium del settore automobilistico, nonché della produzione di componenti in alluminio di carrozzerie, sempre per il segmento Luxury. A questo si affianca anche l’attività di design e produzione di arredi moderni, in alluminio e metallo attraverso il marchio Altreforme.
“Siamo aperti a chi riconosce il nostro valore, il valore che l’azionista ha realizzato e a chi condivide con noi la visione del futuro e mira a portare l’azienda sempre piu in alto”, ha detto Walter FONTANA, presidente e ceo di FONTANA Pietro (azienda di FONTANA Group), alla delegazione di giornalisti italiani che gli chiedeva di possibili joint venture.
In un anno difficile come il 2020 pandemico e come il 2021 ancora alle prese con il Covid, l’azienda ha lavorato cercando di recuperare settori di mercato come quello delle auto di lusso dove le richieste non sono venute meno rispetto ad altri settori dove nei mesi più duri della pandemia le commesse erano diminuite.
La Turchia futuro fornitore di energia dell’Europa
La delegazione di giornalisti italiani ha avuto anche occasione di incontrare Aldo Kaslowski, Presidente della Confederazione degli imprenditori italiani nel mondo (Ciim), il quale ha sottolineato che la Turchia ha bisogno dell’Italia e viceversa.
“In molti Stati europei sono finite le opportunità, ma l’Italia e l’Unione possono possono crescere fuori dai confini dell’Europa, dove c’è la Turchia”, ha detto Kaslowski. Il presidente Ciim ha poi parlato della Turchia come di “un paese delle opportunità, con i suoi problemi nel breve, ma credo molto nella sua generosità e in futuro la Turchia può diventare un fornitore di energia dell’Europa”.
Per l’imprenditore, inoltre, la Turchia può rappresentare un canale verso i paesi del Centro Asia e in futuro diventare un fornitore di energia dell’Europa: “Chi è venuto in Turchia ci ha creduto e ha investito nonostante gli alti e bassi dell’economia, ottenendo buone performance e un ambiente friendly. Non conosco nessuno che ha lasciato la Turchia”.