Turchia: i fattori alla base di una crescita economica robusta
La Turchia ha un’economia robusta che si è rilevata resiliente durante la pandemia, con tassi di crescita di 1,8 subito dopo Cina e Irlanda. Nel 2020 si è posizionata all’11^ posto a livello globale, sopra l’Italia. Lo ha spiegato Yusuf Varli, professore universitario dell’università İbn Haldun e consulente dell’Ufficio per gli investimenti della presidenza della Repubblica, alla delegazione di giornalisti in visita in Turchia in un tour promosso dall’Ufficio per gli Investimenti della Repubblica di Turchia.
Fra gli elementi favorevoli ci sono i fattori demografici, visto che il 50% della popolazione è sotto i 33 anni, abbinato a un sistema scolastico orientato a preparare lavoratori specializzati. Ogni anno ci sono 59.640 tra laureati e studenti in materie tecnologiche (Itc e campi ingegneristici): nel Paese ci sono più di 120mila sviluppatori di software professionali.
Non a caso i settori in cui ci sono più possibilità sono: automotive, un polo che ha iniziato a formarsi sin dagli anni ’60; macchinari ed equipaggiamenti elettrici; aerospace e difesa ed energia, agroalimentari; infrastrutture e finanze.
Crescono anche gli investimenti nelle energie rinnovabili: nel 2019 il 15,9% dell’energia proveniva da rinnovabili, 14,6% nel 2020.
La crescita dell’automotive è legata anche alla crescita del mercato interno: salito da 4,6 milioni a 13, 1 milioni il numero di auto.
Ford Otosan: capacità produttiva in costante crescita
Il tour riservato alla delegazione ha previsto diverse tappe, tra cui la visita presso diversi centri di produzione dell’automotive. Il centro R&D di Ford Otosan, da cui è uscito anche il Truck of the Fear 2019, F-Max.
Il gruppo Ford è stato quotato alla borsa di Istanbul nel 1986. il 18% del capitale è pubblico. La capacità produttiva degli stabilimenti turchi nel 2020 è stata di 450 mila unità: 330.000 transit e custom; 110.000 courier e 16.400 Ford Trucks.
Il gruppo Ford Otosan è passato dalla capacità di produrre 47.000 unità nel 1997 ai dati odierni: l’esportazione è salita da 667 unità a 254.146. Attualmente è presente in 45 paesi e punta a 55 paesi per il 2024.
Centrale nella loro strategia è il raggiungimento di zero emissioni entro il 2040 e gli studi sulla guida autonoma: nel 2022 inizierà infatti il progetto L4 highway con test.
La strategia zero emissioni si basa sull’elettrico per quel che riguarda le brevi distanze, e sull’idrogeno per le lunghe distanze (settore truck), da realizzare prima con il sistema diesel + fuel cell e poi con il fuel cell electric. Si tratta di una visione di lungo termine perché, per raggiungere il 100% idrogeno, è necessario prima sviluppare le infrastrutture.
La Turchia si candida a ruolo chiave nella catena di valore europea
La stampa italiana ha poi incontrato il presidente della Camera di Commercio di Istanbul, Sekib Avdagic, il quale ha spiegato che la Turchia si candida a prendere il posto della Cina e di altri Paesi dell’Estremo Oriente nella catena di valore delle imprese europee.
“Alla luce di quanto accaduto con la pandemia e dei costi di logistica dalla Cina, la Turchia è una alternativa e offre opportunità – ha dichiarato -. L’Unione europea è il principale partner della Turchia sia per le importazioni sia per le esportazioni e abbiamo un consolidato rapporto con l’industria italiana, con cui ci completiamo e abbiamo una forte complementarietà, per esempio nell’automotive ma anche nei settori tessile, alimentare e chimica”.
Potenziare il trasporto marittimo è tra le sfide che ha di fronte l’economia turca per sviluppare l’interscambio commerciale, ha poi sottolineato Sekip Avgadiç.
Sono 2.200 i tir che ogni giorno valicano i confini della Turchia. Per il presidente della Camera di commercio di Istanbul si potrebbe alleggerire questo tipo di traffico passando dal trasporto su gomma a quello via mare.
“Con l’Italia possiamo comunicare via acqua. Se vogliamo aumentare l’interscambio anche con l’Italia – ha aggiunto Avgadiç- è necessario aumentare le vie marittime tra i due Paesi. Questo è importante sia per l’automotive, sia per gli altri settori. I tir possono arrivare in italia via mare, abbiamo chiesto al ministero dei Trasporti turco di potenziare il collegamento marittimo anche in vista del green deal”, aggiunge il presidente della Camera di commercio di Istanbul.
L’incontro presso la Tusiad (Turkish industry e business association)
Il tema inflazione è stato al centro dell’incontro con Simone Kaslowski, presidente di Tusiad (Turkish industry e business association), l’associazione degli imprenditori turchi.
L’alta inflazione come fattore di rischio per chi investe in Turchia? “Le imprese presenti da tempo in Turchia sanno come gestire l’inflazione. I nuovi investitori possono attrezzarsi per farlo col proprio management finanziario – ha risposto ai giornalisti Kaslowski -. In Turchia l’instabilità finanziaria e i problemi di inflazione ci sono sempre stati e la comunità economica turca sa come gestire il proprio business”.
“Le società che aderiscono a Tusiad vogliono che la Turchia diventi un Paese membro dell’Unione europea e anche tanti turchi lo vogliono ma ora è tutto congelato e credo che sia un errore da entrambe le parti”, ha detto poi il presidente.
“L’Unione europea, giustamente, ha disegnato una strategia per essere più autonoma energeticamente e la Turchia può avere un ruolo in questo. Tusiad è sempre stata una grande sostenitrice dell’ingresso della Turchia nell’Ue”.
Tra i nodi da sciogliere nei rapporti tra Ue e Turchia, ha infine sottolineato Kaslowski, resta “la questione dei rifugiati che arrivano in Turchia con l’obiettivo di riuscire ad arrivare in alcuni Paesi dell’Unione”.