La Governance globale post Covid-19: Turchia, ottimo alleato per un nuovo modello
Alla vigilia del G20 si è riunita a Roma presso il Centro Culturale Turco, la tavola rotonda dal titolo “Governance globale dopo Covid-19: la visione della Turchia per un mondo più equo, giusto resiliente e sostenibile”. L’evento ha rappresentato l’occasione per analizzare lo scenario internazionale attuale alla luce delle nuove sfide lanciate dalla pandemia e da questioni cruciali come il cambiamento climatico e i nuovi equilibri globali.
Focus dei lavori, il ruolo che la Turchia potrà svolgere sullo scacchiere internazionale ed europeo dal punto di vista politico, economico e ambientale.
Presenti all’incontro: Valeria Giannotta, direttore scientifico osservatorio sulla Turchia/CeSPI (Centro della Politica e degli Studi Internazionali); Oktay Tanrisever, accademico presso l’Università Tecnica del Medio Oriente, Ankara; Kılıç Buğra KANAT, direttore della ricerca presso la Fondazione SETA a Washington; Hasan Basri Yalçın, università del Commercio di Istanbul, Dipartimento di Scienze Politiche e Relazioni Internazionali; Gino Costa, Ufficio degli Investimenti Consulenti del Paese per l’Italia.
Per Oktay Tanrisever la comunità internazionale deve ripensare il sistema di riferimento anche alla luce delle sfide emerse con la pandemia. “Il benessere dell’umanità – spiega – deve essere rimesso al centro delle governance: è questa la responsabilità oggi del G20”.
Come ha ricordato Hasan Basri Yalçın, il sistema internazionale ha subito profondi mutamenti negli ultimi 20 anni. Ad esempio, sottolinea il professore, “gli Stati Uniti hanno perso il loro ruolo di leader. In generale il mondo in passato risultava più aperto di quello attuale”.
Dello stesso parere il professor Kılıç Buğra Kanat, che sostiene come ogni Stato stia tendendo verso il protezionismo. Questo cambiamento riguarda anche il ruolo di istituzioni internazionali come le Nazioni Unite, di cui si discute da anni relativamente alla riforma del consiglio di sicurezza dell’Onu. Per Giannotta il sistema delle Nazioni Unite è ormai vecchio e la distribuzione del potere non è più la stessa rispetto a 75 anni fa.
Nuovi attori e mercati emergenti
La pandemia ha accelerato fenomeni già presenti: c’è più competizione tra i Paesi per le materie prime, per lo shipping, per la movimentazione container.
“È avvenuto un cambiamento profondo nel business model ed è necessario rendere più flessibile il sistema – aggiunge Costa -. La supply chain globale è stata disruptive: ora deve essere più corta e basata sulla flessibilità. Non è facile modificare velocemente un sistema, ma le cose stanno cambiando”.
Dal 1945 il sistema mondiale ha cambiato volto, ma non una sola volta: oggi ci sono nuovi attori e mercati emergenti. La Turchia ad esempio, ricorda Costa, è in un’ottima posizione geografica ma rappresenta anche un valore per il business internazionale: è ben collegata con ottime infrastrutture e può contare su una popolazione giovane e qualificata.
La Turchia può rappresentare, quindi, un ottimo alleato per creare nuovi modelli della supply chain mondiale.