Investimenti: il fattore Turchia
Perché investire in Turchia? Dal 2002 al 2020 la Turchia ha segnato una crescita media annuale del 5,1% in termini di Pil e nel 2020 è stata l’11esima economia mondiale subito dopo l’Italia. Un’economia resiliente che ha continuato a crescere anche durante la pandemia.
Lo ha sostenuto il professor Yusuf Varli dell’Università Ibn Haldun di Istanbul nel corso di un incontro che si è svolto nelle scorse settimane con una delegazione della stampa italiana. (Qui il precedente articolo).
Varli ha precisato che la solidità dell’economia turca può contare su diversi fattori: l’inflazione media, ad esempio, che tra il 2003 e il 2020 è stata stabile al 4,5%.
Partendo dal presupposto che la popolazione è cresciuta (attualmente la popolazione turca supera gli 83 milioni di abitanti), così come il livello di urbanizzazione (si contano 24 città sopra il milione di abitanti), l’economia turca è più che triplicata negli ultimi 18 anni e ci si aspetta che il trend prosegua.
A fare da traino è l’ampio ecosistema di start up molto attivo, tra i primi 20 al mondo.
I settori in crescita e che presentano maggiori opportunità di investimento sono: l’automotive, macchinari e attrezzature, aerospace e infrastrutture.
La Turchia è il 14^ paese manifatturiero del mondo, 4° in Europa, con 1,5 milioni di veicoli prodotti in media l’anno. Nel settore infrastrutture tra il 2003 e 2020 sono stati registrati contratti da 156 miliardi di dollari da partnership pubblico-privato.
La grande capacità di attrazione di capitali internazionali è testimoniata dalla crescita di afflusso di capitali stranieri di 225 miliardi nell’intervallo 2003-2020.
Il numero di aziende straniere in Turchia è aumentato esponenzialmente dal 2002 al 2020, i settori che attraggono principalmente gli interessi dall’estero sono: finanza, manifattura ed energia.