Il ministro della Difesa non cancella il programma Joint Strike Fighter
Dimensionamento ma nessuna cancellazione per il programma JSF. Così il ministro della Difesa Giampaolo Di Paola ha risposto alla Camera ad una interrogazione a risposta immediata ad alcuni deputati che chiedevano se il Governo intendesse assumere “nelle prossime settimane misure concrete per la riduzione delle spese militari” e in particolare se non intendesse “in via definitiva, bloccare il programma per la produzione e l’acquisto dei 131 bombardieri F-35/Joint Strike Fighter”.
Di Paola ha spiegato che gli interventi legislativi assunti dal Parlamento nella seconda metà del 2011 per fronteggiare la crisi finanziaria hanno comportato per il bilancio della difesa una riduzione degli stanziamenti di circa 3 miliardi nel triennio 2012-2014, di cui circa un miliardo e mezzo solo nel 2012. “Il bilancio della difesa per il 2012, quindi, si è attestato oggi su 19,9 miliardi di euro: di questi il 30 per cento (6 miliardi) vanno alla funzione sicurezza interna e soltanto 13,6 miliardi vanno alla funzione difesa.
Questo significa che lo 0,84 per cento, in realtà, va alla funzione difesa, che è ben al di sotto dei valori degli altri Paesi europei cui si fa tradizionalmente riferimento. In questo quadro, come ho già affermato nelle Commissioni difesa di Camera e Senato, lo strumento militare non è più sostenibile, a fronte delle risorse che oggi il Paese può stanziare per la difesa, quindi richiede interventi di straordinaria importanza e urgenza”.
Il ministro ha sottolineato poi che vi è l’esigenza di rinnovare, nell’arco del prossimo quindicennio, le linee aerotattiche dello strumento militare italiano: Tornado e Amx.
“Il programma JSF – ha continuato il ministro – risponde a questa esigenza. È un programma avviato con lungimiranza dall’allora ministro della Difesa Beniamino Andreatta e confermato nel decennio dai Governi D’Alema, Prodi e Berlusconi.
Il dimensionamento complessivo del programma, come tutto il settore dell’investimento – l’ho detto e lo ripeto – è in corso di riesame alla luce delle esigenze operative e della compatibilità finanziaria. Tuttavia non vi è dubbio che stiamo parlando di un programma di elevato valore operativo, tecnologico e industriale, che vede già oggi a Cameri, nel novarese, un complesso industriale per la costruzione, l’assemblaggio, la produzione e la manutenzione del velivolo. È un complesso che dà e darà occupazione a millecinquecento persone e, considerate tutte le industrie che lavorano oggi nel programma JSF, in prospettiva vi è una previsione di 10mila posti di lavoro. Sono oltre quaranta imprese che contribuiscono alla crescita economica, tecnologica, industriale e occupazionale del Paese”.