Caro gasolio, Federtrasporti: senza un aumento delle tariffe costretti a spegnere i motori
Il presidente di Federtrasporti, Claudio Villa, tiene aperto il dibattito sul caro carburanti che grava sul trasporto merci e propone una soluzione: “Se l’autotrasporto venisse pagato un 10% in più, ogni chilo di merce aumenterebbe solo di 0,002 cent”.
Questa cifra, dice Villa, sarebbe sufficiente a pagare “un incremento di tariffa che invece per chi trasporta merci su gomma – e quindi acquista gasolio pagandolo il 15,2% in più rispetto a inizio 2022 e il 33% in più rispetto a un anno fa – è necessaria come l’ossigeno. Il rischio è che se non la ottiene si fermi. E quando si spengono tutti i motori non si muovono più nemmeno i generi di prima necessità”.
L’autotrasporto spegnerà i motori?
Villa ha riferito il caso di diversi associati al raggruppamento di autotrasportatori di cui è presidente che, dopo aver avanzato richiesta ai loro committenti di aumentare la tariffa del 10 per cento, hanno ottenuto come risposta un no.
“La cecità risiede nel fatto che se anche nell’autotrasporto valesse – come si auspica potrà accadere – la clausola del fuel surchange, quella cioè che fa salire il prezzo di un biglietto aereo o di un traghetto in maniera percentuale rispetto all’incremento fatto registrare dal carburante, oggi in realtà dovrebbero pagare molto di più”.
Il gasolio infatti, ricorda Villa, è aumentato da inizio 2022 del 15,2 per cento e, da un anno a questa parte, del 33 per cento, facendo così lievitare i costi vivi per singolo camion di 12-13 mila euro.
“Se l’autotrasporto non ottiene quel 10 per cento di incremento sarà costretto a spegnere i motori per non viaggiare in rimessa, si corre il rischio che si interrompa anche la movimentazione di alimenti, farmaci, carburanti e di tutto ciò che, in epoca di lockdown, definivamo generi di prima necessità. E noi, come società, vogliamo correre questo rischio per non spendere 0,002 centesimi in più al chilo o al litro?”, conclude Villa.