Liberalizzazione ferrovie: critiche dai sindacati
“Non riusciamo a comprendere per quale motivo si ritenga giusto o vantaggioso per gli utenti scollegare le condizioni di lavoro del personale dalle pattuizioni contrattuali con le 52 imprese ferroviarie che oggi hanno la licenza per l’esercizio dell’attività sui binari italiani”. Così il segretario generale della Fit-Cisl, Giovanni Luciano, sull’annunciata esenzione, prevista in favore delle aziende operanti sulle reti ferroviarie locali, dall’applicazione dei contratti collettivi di categoria. La disposizione, contenuta nella bozza del decreto sulle liberalizzazioni, mette in discussione, secondo il sindacalista, “la sicurezza nel trasporto ferroviario”, che ha nelle condizioni di lavoro del personale un presupposto fondamentale. La Fit-Cisl manifesta inoltre “molta perplessita’” sulla modifica del testo che interviene sulla “natura della nascente ‘Autorità dei trasporti’ cambiandola in autorità di regolazione. Questo perché – spiega Luciano – le materie proprie di una autorità di regolazione sono tali e tante da far prefigurare un super ente terzo con funzioni preminenti sulle istituzioni e sugli stessi enti locali”.
”E’ impossibile immaginare una regolazione del processo di liberalizzazione del settore che non tenga conto anche delle norme di impiego e retributive” fa eco Franco Nasso, segretario generale della Filt Cgil, per il quale ”la norma che fa riferimento ai contratti nelle ferrovie, introdotta lo scorso settembre, era di incerta esigibilità. Si tratta di una norma che va certamente modificata, introducendo un chiaro riferimento al contratto di settore quale elemento per la stessa qualificazione delle imprese ferroviarie e degli altri operatori autorizzati a svolgere attività sull’infrastruttura ferroviaria nazionale, sulle tratte ferroviarie diverse ma a essa interconnesse, nella manovra e nella terminalizzazione di convogli ferroviari”.
Uiltrasporti, per bocca di Luigi Simeone, afferma infine che ”nei prossimi mesi sarà determinante la qualità di relazione e di autonomia del gestore dell’infrastruttura ferroviaria e la capacità d’intervento della nascente Authority delle reti”. Nel decreto liberalizzazioni del Governo, la decisione condivisa di riportare ogni decisione sul paventato scorporo della rete ferroviaria Rfi a un’analisi precisa sull’effettiva fruibilità di libertà di accesso alla rete da sola sicuramente non può bastare a regolare il mercato del trasporto ferroviario, osserva Simeone. Inoltre, ”se la previsione di un Ccnl uguale per tutti non era la soluzione, appare evidente che, senza alcun riferimento contrattuale da applicare, la situazione è peggiorata”. ”Il governo che ha voluto eliminare la norma di previsione del contratto di settore – conclude – dovrà adesso adoperarsi per la definizione del Ccnl della mobilità, per evitare ogni desertificazione dei diritti che non potrebbe accompagnare e sostenere nessuna coerente concorrenza in un sistema liberalizzato”.