Trasporto rapido di massa: per Napoli la priorità è collegare città e area metropolitana
Napoli è una città da un milione di abitanti, l’area metropolitana ne conta tre milioni; ogni giorno entrano in città 500 mila persone. Non è possibile risolvere i problemi di mobilità della città senza una visione che va sulla scala metropolitana. Poco più del 10% utilizza i mezzi pubblici per andare in città, il resto arriva in automobile. Se davvero si vuole puntare a una transizione efficace e al miglioramento della vivibilità della città è necessario lavorare a un grande piano di mobilità integrata che sfrutti anche la micromobilità, puntando sull’utilizzo delle tecnologie digitali.
Queste le premesse da cui è partito il sindaco Gaetano Manfredi illustrando oggi in conferenza stampa congiunta – insieme ai suoi colleghi delle altre città metropolitane – gli interventi principali che beneficeranno dei finanziamenti previsti dal decreto sul trasporto rapido di massa, che oggi ha avuto l’intesa della Conferenza Unificata insieme al decreto sulla rete stradale secondaria e allo schema di decreto sul rinnovo del parco autobus in senso ecologico.
La prima linea metropolitana che raggiungerà l’area metropolitana di Napoli
Il finanziamento su cui potrà contare Napoli ammonta a 796,8 milioni e permetterà di realizzare la cosiddetta Linea 10, una nuova linea della metropolitana che ha una valenza molto importante perché va nell’area metropolitana – raggiungerà la stazione dell’alta velocità di Afragola – ed è la prima linea in assoluto che ha questa caratteristica.
Attraverserà un territorio densamente popolato e scarsamente servito dai trasporti, con un bacino potenziale di utenza di 200 mila persone che potranno accedere a Napoli utilizzando la metropolitana, quindi con frequenze tipiche di una metropolitana, e non di un treno regionale, ma anche con una valenza straordinaria di collegamento tra la linea metropolitana della città di Napoli e la linea dell’alta velocità tramite la stazione di Afragola, che è la stazione da cui parte la Napoli-Bari. Quindi integrando anche l’altro grande finanziamento compiuto sugli assi dell’alta velocità ferroviaria.
Quindi un intervento che ha una doppia valenza: far accedere in città con la metropolitana 200 mila persone che prima non avevano mezzi di trasporto e consentire ai napoletani di raggiungere l’alta velocità di Afragola riuscendo a realizzare nel 2025/2026 una metropolitana che connette due stazioni dell’alta velocità (con Napoli centrale), l’aeroporto e il porto, quindi con una mobilità al servizio non solo dei cittadini ma anche dei turisti.
Un primo passo ma rivoluzionario nel processo di allungamento della rete metropolitana verso l’area metropolitana che rappresenta un cambiamento storico per la dimensione di Napoli e per i servizi che l’amministrazione può garantire ai cittadini.
L’elettrificazione del sistema di trasporto
Il finanziamento consente inoltre l’elettrificazione di tutto il parco autobus della città, o comunque di una parte molto significativa, integrandosi con altri finanziamenti già ricevuti per il sistema delle funicolari, perché Napoli è una città anche verticale, dove è necessario anche muoversi in altezza, quindi far integrare rete tranviaria, rete su gomma e funicolare con un sistema che è davvero molto innovativo dal punto di vista dell’integrazione dei vari strumenti di trasporto e che consente di servire non solo la città di aprirsi davvero a grandi parti dell’area metropolitana.
Un lavoro che naturalmente riguarda tutta l’infrastruttura dell’alimentazione elettrica che comporta una visione e programmazione finora mai raggiunte per una vera sostenibilità. Frutto di un approccio integrato di cui una città come Napoli ha davvero bisogno perché con un’area metropolitana così densamente popolata il diritto alla mobilità diventa anche un fattore di inclusione sociale. Il trasporto diventa quindi fattore non solo di sviluppo economico ma di integrazione.
In conclusione il sindaco Manfredi ha rivolto la richiesta di non dimenticare il fondo per il trasporto pubblico locale perché aumentare infrastrutture significherà anche sostenere costi più alti di gestione e manutenzione che non sono sostenibili solo attraverso la bigliettazione.