Porto di Palermo: la vecchia stazione marittima diventa un moderno Cruise Terminal
Inaugurata a Palermo la nuova “casa” dei crocieristi, realizzata sullo scheletro dell’antica stazione marittima, progettata nel 1950 dall’architetto Salvatore Caronia Roberti. Il Palermo Cruise Terminal è il risultato di una completa rifunzionalizzazione che ha mantenuto sostanzialmente invariato l’aspetto esteriore della struttura ma è radicalmente intervenuta sulla riconfigurazione degli spazi interni, in termini di consistenza, di funzioni, d’architettura, di collegamenti.
“Ci siamo impegnati per restituire al porto un’anima nuova, legata al cuore antico della città, alla sua storia, alla sua cultura – ha dichiarato Pasqualino Monti, presidente dell’Autorità portuale del Mare di Sicilia occidentale, durante la cerimonia di inaugurazione –. È motivo d’orgoglio per me riconsegnare alla città il suo cruise terminal, indispensabile per cogliere le tante sollecitazioni che giungono dall’esterno e per rispondere in modo nuovo alle attuali esigenze del mercato. L’intervento è servito a incrementare lo sviluppo e l’utilizzo della struttura che riveste un ruolo strategico per la mobilità, il turismo, l’economia della realtà urbana e siciliana. Di più: essa rappresenta la prima interfaccia tra la città di Palermo e il turismo crocieristico”.
Ridisegnare l’intero waterfront del porto
Il primo progetto di ristrutturazione dell’intero edificio risale al 2009 ma successivamente è stato adeguato – spiega l’Authorithy ricostruendo la storia dell’edificio – per sopravvenute esigenze normative e impiantistiche, e anche reso più ampio e funzionale. L’interno è stato totalmente demolito e ricostruito.
Il progetto si inserisce nel più ampio ridisegno del waterfront, nella ricerca di un auspicabile e sempre più moderno e maturo rapporto tra la città e il suo porto, capace di rendere il cruise terminal non solo più efficiente ma vivibile e piacevole anche per i cittadini.
Obiettivo dell’intervento elevare la funzionalità del cruise terminal a un livello di standard contemporaneo, tramite la ridefinizione degli spazi, l’implementazione e la riorganizzazione delle strutture e dei servizi (accettazione, attesa, controllo e tecnologia), l’integrazione e la sostituzione degli impianti tecnologici.
L’impiego di acciaio e vetro ne fanno una struttura dall’aspetto contemporaneo senza dimenticare lo spazio dedicato al verde, ormai “segno” imprescindibile del porto.
Particolare attenzione è stata riservata al controllo microclimatico ambientale e al risparmio energetico ad alta sostenibilità. All’ultimo piano trova posto un bar (un altro è al piano terra), e un grande ristorante, dalla forma sinuosa, si adagia sulla copertura e, grazie alla conformazione dei volumi della stazione marittima, non disturba lo skyline dal fronte città.
Oltre alla banchina, anche tutta l’area attorno è stata completamente sistemata, assegnando una precisa collocazione ai vari servizi utili a chi sbarca.
Demolire per costruire: una rete di infrastrutture essenziali
Il progetto non si è limitato a consegnare alla città un bell’edificio posizionato al centro del porto ma ha lavorato per costruire attorno a esso una rete di infrastrutture essenziali per un costo complessivo di 40 milioni di euro.
“Abbiamo dragato i fondali, salpato il molo sud, inserito il dolphin al Vittorio Veneto, eliminato finalmente i bacini da 19 e 50 mila Tpl che rendevano difficoltose le manovre dei colossi del mare – ha spiegato Monti –. Abbiamo ricostruito il Sammuzzo, una banchina di circa 500 metri sulla quale non riusciva ad attraccare neanche un peschereccio e che oggi è un approdo sicuro per grandi navi da crociera, e uno spazio verde con in testata un attrezzato terminal aliscafi: il servizio pubblico per le isole minori è fondamentale che avvenga in un contesto qualificato. Sul Trapezoidale, abbiamo intrapreso un’opera di demolizione incredibile di quasi 20 mila mq di brutture e nefandezze”.
Il presidente ha sottolineato che il motto che il gruppo di lavoro non ha mai perso di vista è stato “demolire per ricostruire”, perché nell’ottica di incrementare volumi, traffico passeggeri, ricchezza, era assolutamente necessario che i lavori venissero conclusi in tempi brevi con rispetto delle scadenze.