La Iata ribadisce: per l’Emission Trading la sola strada è quella dell’Icao
“Se temporanee, misure economiche tipo “emissions trading” possono essere il necessario ponte per arrivare agli obiettivi dell’aviazione in merito ai cambiamenti climatici”, ma “per essere efficaci ed evitare distorsioni del mercato, queste misure devono essere coordinate a livello globale” Ad affermarlo è stato, all’Aviation Leadership Summit tenuto a Singapore il 13 febbraio all’apertura del salone aeronautico internazionale, il direttore generale e chief executive officer della Iata, Tony Tyler. L’Europa “merita credito” per avere messo l’emission trading nella propria agenda internazionale, ma “il suo approccio unilaterale deve cambiare,” ha detto Tyler aggiungendo che l’industria del trasporto aereo appoggia l’Emissions Trading Scheme dell’Unione europea (UE ETS), ma solo se si tratta di una soluzione intra-europea che eviti “misure fiscali scoordinate”. Secondo il direttore generale e CEO della International Air Transport Associaton, “le tasse di partenza introdotte nel Regno Unito, Germania ed Austria, introdotte quali misure ambientali, costano oltre 4 miliardi di euro”, mentre ai prezzi correnti per le Certified Emissions Reductions emanate dalle Nazioni Unite si spende circa una volta e mezzo di meno. E l’ETS sta cominciando ad essere ancora più alto. Tyler ha ribadito quanto da lui recentemente affermato e cioè che “i governi non europei stanno considerando questa collezione di tasse extra-territoriali come un attacco alla loro sorvranità e stanno già intraprendendo azioni in proposito. L’aviazione non si può permettere “un conflitto politico od economico” causato dall’UE ETS ha affermato Tyler per il quale la sola strada da percorrere è quella dell’Icao.