Sindacati a Matteoli: scali transhipment a rischio chiusura
La crisi economica internazionale, che ha colpito anche i porti italiani, mette a rischio soprattutto gli scali specializzati nel “transhipment”, la movimentazione container da nave a nave. E’ quanto scrivono i sindacati al ministro Matteoli, chiedendo un incontro urgente per definire gli interventi necessari.
“La crisi che ha coinvolto le economie mondiali” – spiegano i segretari generali della Filt Cgil, Franco Nasso, della Fit Cisl, Claudio Claudiani e della Uiltrasporti, Giuseppe Caronia, in una nota congiunta – “sta riflettendo gravi ripercussioni sui porti italiani con un calo dei volumi e delle tariffe di proporzioni considerevoli e ricadute negative sull’occupazione. In tale ambito, le attività svolte dai porti di transhipment, per loro natura estremamente fungibili, sono ancora più esposte alla concorrenza”.
Secondo i tre dirigenti sindacali di categoria “lo sviluppo dei porti del Nord Africa sta determinando le condizioni per un ridimensionamento dell’attività svolta in Italia con lo spostamento dei grandi armatori su altri porti, con il rischio che si possa produrre un graduale abbandono dell’attività con la chiusura dei porti coinvolti, in particolar modo il porto di Gioia Tauro”.
“Di questi giorni”, proseguono Nasso, Claudiani e Caronia, “l’attivazione a Gioia Tauro di una procedura di cassa integrazione per il 40% del personale dipendente, a Taranto per la quasi totalità dei lavoratori e Cagliari e La Spezia in notevole difficoltà, con la conseguenza che alla fine del periodo gestito attraverso gli ammortizzatori sociali le aziende avvieranno ristrutturazioni definitive dell’attività con ripercussioni pesantissime sull’intera economia del territorio su cui insiste il porto stesso”.
Secondo i tre leader sindacali dei trasporti “è evidente la necessità di introdurre una specifica normativa che differenzi l’attività dei porti di transhipment individuando particolari condizioni che garantiscano al sistema Italiano di poter continuare a competere nel panorama mondiale, misure, per altro, già adottate dagli altri paesi della Comunità Europea”.