Ponte sullo Stretto: Ciucci, forse investimenti dall’estero
Per la realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina “c’è interesse di investitori stranieri”. E’ quanto afferma l’amministratore delegato della Stretto di Messina e amministratore unico di Anas, Pietro Ciucci, a margine dell’audizione alla commissione VIII Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici della Camera dei Deputati.
“L’interesse c’è – spiega Ciucci – sulla base del decreto legge approvato dal consiglio dei ministri il 2 novembre, che proroga di due anni i termini per l’approvazione del progetto definitivo, che auspichiamo venga convertito e che dà concretezza ad un modo di operare, e quindi possiamo, a ragion veduta e con il supporto indispensabile del governo, avviare tavoli di trattativa ed individuare le fonti di finanziamento”.
In particolare, ribadisce Ciucci, è stato espresso interesse da parte di investitori cinesi: “Non c’è nessun accordo ma esiste un interesse strategico al Ponte, all’Italia meridionale e alla Sicilia che è una base logistica importante”. Infatti, l’isola, “al centro del Mediterraneo, è una base logistica importante – spiega Ciucci – importante per quei flussi di traffico dall’estremo oriente che stanno crescendo in modo tumultuoso e che attualmente scavalcano l’Italia. Le merci destinate al nord Europa, e che fanno un lungo percorso per arrivare a Rotterdam, potrebbero benissimo attestarsi su questa piastra logistica siciliana – dice l’ad – e raggiungere i mercati di sbocco risparmiando 7-8 giorni”.
Però, conclude Ciucci, per fare questo “abbiamo bisogno che questa piattaforma sia strutturata ed efficiente: per questo non basta il Ponte da solo, ma immaginate se solo una parte di questo traffico passasse dall’Italia quali ricadute si potrebbero avere in termini di dazi e diritti e di Iva si potrebbero avere sui nostri conti”. E allora, “gli investitori cinesi, sia il fondo sovrano che la China development bank, la banca d’investimenti cinese, sia qualche operatore di carattere industriale accompagnato da partner finanziari – conclude Ciucci – hanno dimostrato interesse: è evidente che questi investitori davanti ad un’opera pubblica desiderano dialogare con il governo ed avere indicazioni sul da farsi, e anche da questo punto di vista, il decreto legge (quello approvato dal Consiglio dei ministri il 2 novembre, che proroga di due anni i termini per l’approvazione del progetto definitivo, ndr) da’ indicazioni sulla procedura dettagliata da seguire per la realizzazione dell’opera”.
Ciucci si è soffermato anche sulla questione dei finanziamenti, il cui reperimento sul mercato “è lavoro assai impegnativo e sfidante, ma comune a tutte le grandi opere. Questa è un’opera pubblica che si cerca di fare contenendo al massimo l’onere a carico dello Stato”. Ciò a differenza di “molte altre opere pubbliche, anche sullo stesso corridoio, che si fanno con l’intero onere a carico dello Stato- prosegue l’ad della Stretto di Messina- opere delle quali non nego certo la valenza strategica, ma il Mose ad esempio è interamente finanziato dallo Stato, il Brennero anche, così come le metropolitane”. Invece, “in questo caso il problema del reperimento è che noi vogliamo che una parte preponderante non sia finanziata dallo Stato”, aggiunge Ciucci.