Iata: trasporto passeggeri in caduta libera a marzo
Nel mese di marzo la domanda passeggeri, misurata in RPK (revenue passenger kilomters) ha registrato un calo del 53,9% rispetto allo stesso mese dell’anno scorso, il più grande declino avvenuta nella storia recente dell’aviazione. Lo rivelano i dati della Iata che sottolinea come il volume passeggeri sia tornato ai livelli del 2006. La capacità, misurata in ASK (available seat kilometers) è diminuita del 36,2% e di conseguenza il load factor è precipitato di 21,4 punti percentuali al 60,6%. “Marzo è stato un mese disastroso per l’aviazione. Le compagnie aeree hanno progressivamente risentito del crescente impatto delle chiusure delle frontiere e delle restrizioni legate alla mobilità, anche sui mercati nazionali – ha commentato Alexandre de Juniac, direttore generale e ceo della Iata -. La domanda è allo stesso livello del 2006, ma abbiamo il doppio delle flotte e dei dipendenti. Peggio ancora, sappiamo che la situazione è peggiorata ancora di più in aprile e la maggior parte dei segnali indica una lenta ripresa”.
La domanda internazionale di passeggeri a marzo è diminuita del 55,8% rispetto a marzo 2019, con tutte le regioni che hanno registrato un calo percentuale del traffico a due cifre. Nel dettaglio, le compagnie aeree dell’Asia Pacifico hanno segnato la performance peggiore, con un traffico in diminuzione del 65,5% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, più del doppio del calo del 30,7% a febbraio. I vettori europei hanno registrato un calo della domanda del 54,3% mentre quelle del Medio Oriente hanno riportato una diminuzione del 45,9%. Male anche per i vettori del Nord America (-53,7%), di America Latina (-45,9%) e per quelli africani (-42,8%). La domanda di viaggi nazionali è invece diminuita del 47,8% rispetto a marzo 2019. “L’industria è in caduta libera e non abbiamo toccato il fondo – ha aggiunto Juniac -. Ma verrà un momento, presto spero, in cui le autorità saranno pronte per iniziare ad allentare le restrizioni alla mobilità e ad aprire le frontiere. È indispensabile che i governi lavorino ora con l’industria per prepararsi a quel giorno. È l’unico modo per garantire che siano in atto misure per mantenere i passeggeri al sicuro durante il viaggio e rassicurare i governi che l’aviazione non sarà un vettore nella diffusione della malattia”.