Unrae: le proposte per supportare l’automotive nella transizione energetica e digitale
Numeri “depressi”, che ci riportano al mercato degli anni Settanta, che pongono seri problemi di sostenibilità occupazionale nel medio lungo periodo. Così il direttore generale di Unrae, Andrea Cardinali, illustrando i dati del mercato automotive 2022, in occasione della presentazione dell’Osservatorio Auto e Mobilità nato dalla collaborazione con Luiss Business School.
Il 2022 si preannuncia l’anno in cui il mercato auto nel nostro Paese toccherà il minimo storico, con all’attivo fino a novembre appena 1.300.000 autovetture immatricolate, ancora meno che nel 2020, l’anno delle chiusure legate al picco della pandemia da Covid-19.
Numeri che risentono non solo di una contrazione della domanda ma anche di un preoccupante calo dell’offerta, legata agli ormai ben noti problemi che affliggono la supply chain e gli approvvigionamenti di materie prime.
Il calo delle immatricolazioni rispetto al 2019 è del 31,8%, ma anche rispetto al 2021 – anno comunque segnato dalle conseguenze della pandemia e da numeri non certo esaltanti – si registra una diminuzione dell’11,6%.
Certamente il settore è alle prese con importanti cambiamenti, che stanno rimettendo in discussione assetti di mercato consolidati da decenni ma da rilevare – ha sottolineato Cardinali – che la transizione energetica è in corso già da tempo nel mercato italiano dell’auto. Le autovetture a benzina nel 2019 rappresentavano il 45,2 del mercato, le auto diesel il 41,2; nel 2022 le auto a benzina sono scese al 26,9%, le diesel si attestano al 18,2%. Parallelamente c’è stata una crescita delle ibride fino a raggiungere quest’anno il 33,6% del mercato, mentre non decollano le auto completamente elettriche, per cui il nostro Paese è ultimo in Europa (appena l’8,8%).
Se per la quota di vetture ibride non ricaricabili invece l’Italia è il maggiore mercato in Europa, significa che c’è un problema legato alle infrastrutture di ricarica, a cui è necessario far fronte al più presto se l’Italia non vuole rischiare addirittura di uscire dai primi cinque mercati del continente, eventualità che sarebbe davvero nefasta per il nostro Paese, significherebbe uscire dalle previsioni strategiche delle case costruttrici e non avere più voce in capitolo nelle scelte di prodotto.
Soprattutto si delineano per il nostro Paese tempi lunghissimi – 30 anni mantenendo il ritmo attuale – per il rinnovo di un parco circolante vetusto, insicuro e inquinante, composto da vetture di 12,2 anni di età media.
Non va molto meglio sul fronte dei veicoli commerciali, che registrano una diminuzione del 13,1% rispetto al 2019 e del 12,9% rispetto al 2021. Anche in questo caso la transizione energetica sembra “arrancare” e – ha spiegato Cardinali – puntare tutto sull’elettrico dal punto di vista degli incentivi di mercato potrebbe rivelarsi quantomeno prematuro: è stato utilizzato solo il 12% dei fondi.
Stante così la situazione per il 2023 la previsione si attesta su una crescita del 5,3% con 170.000 veicoli immatricolati nel corso dell’anno.
Le proposte di Unrae per sostenere l’automotive italiano
Alla luce dei dati di grave sofferenza, riconducibile sicuramente alla congiuntura mondiale ed europea ma anche a una strategia “non chiara e non coordinata” verso la transizione sostenibile da parte delle istituzioni nazionali, in conclusione del proprio intervento Cardinali ha indicato le prooste di Unrae finalizzate a favorire la ripresa del settore, nel segno innanzitutto della neutralità tecnologica:
- mantenere e potenziare gli incentivi all’acquisto di vetture per il rinnovo del parco circolante almeno fino al 2026, prevedendo un contributo anche per le fasce meno abbienti;
- elaborare una politica infrastrutturale per la ricarica elettrica e il rifornimento a idrogeno, che preveda fondi adeguati, un piano temporale di sviluppo e capillarità sul sistema stradale nazionale in modo da riuscire a recuperare il grave ritardo rispetto agli altri principali Paesi europei;
- rivedere l’impianto fiscale del settore automotive, in particolare attraverso una revisione della detraibilità Iva e deducibilità dei costi in base alle emissioni di CO2 per le auto aziendali;
- pianificare rapidamente una riconversione industriale della filiera automotive e della componentistica in Italia per abbracciare le nuove tecnologie e permettere al nostro Paese di rimanere un punto di riferimento a livello internazionale per il settore;
- prevedere ulteriori interventi a sostegno del trasporto merci e del trasporto collettivo di persone.