Veicolo esploso in tangenziale a Napoli, Unisa: estranei alla sperimentazione
Non è di proprietà dell’Università degli Studi di Salerno, né è stato affidato all’Università degli Studi di Salerno per le prove su strada il prototipo esploso sulla tangenziale di Napoli.
A chiarire un aspetto della tragica vicenda, che ha provocato il gravissimo incidente di venerdì pomeriggio è l’Ateneo salernitano.
Una Volkswagen Polo che viaggiava sulla tangenziale di Napoli è andata distrutta a seguito di un’esplosione improvvisa, che ha causato gravi ustioni ai due occupanti, Maria Vittoria Prati, 66 anni, ricercatrice dell’Istituto motori del Cnr (che ha sede proprio nel capoluogo campano), e Fulvio Filace, 25 anni, tirocinante presso lo stesso ente di ricerca e laureando in ingegneria meccanica.
Le due vittime sono ricoverate in gravi condizioni al Cardarelli di Napoli. La situazione peggiora è quella della ricercatrice che presenta ustioni sull’80 per cento del corpo. La donna, infatti, sarebbe rimasta all’interno dell’abitacolo mentre le fiamme dovute all’esplosione divampavano senza controllo.
Le prime ricostruzioni pare abbiano escluso che lo scoppio possa essere legato alla natura del veicolo: la Volkswagen andata distrutta nel rogo era un prototipo del Cnr che stava testando su strada una soluzione per l’ibridizzazione dei veicoli obsoleti e la conseguente riduzione delle loro emissioni nocive.
Il prototipo impiegato nei collaudi era una Polo TDI di quinta generazione (2009-2017), coinvolta nel progetto di ricerca europeo “Life-Save” (Solar Aided Vehicle Electrification), volto a esplorare la fattibilità di un’elettrificazione “retrofit” con batterie alimentate anche grazie all’installazione di pannelli solari. Ma ad esplodere pare siano state due bombole presenti a bordo, sulla cui natura e sul cui contenuto stanno indagando gli inquirenti.
Il progetto, che è partito già da qualche anno, ha come obiettivo di sviluppare, industrializzare e immettere sul mercato un sistema per convertire le auto termiche “in veicoli ibridi plug-in, con costi molto ridotti rispetto all’acquisto di un nuovo veicolo”. E a questo proposito si era diffusa la notizia che potesse appartenere all’Ateneo salernitano che, però, non è partner del progetto LIFE-SAVE (Solar Aided Vehicle Electrification), nell’ambito del quale è stato sviluppato il veicolo.
Infatti l’Università ha precisato che “Gli studi condotti in passato all’Università di Salerno hanno contribuito alle conoscenze di base necessarie per lo sviluppo di veicoli ibridi solari, successivamente applicate con obiettivi industriali da aziende spin-off non partecipate dall’Ateneo e attualmente società commerciali autonome”.