Asstra: studio sull’impatto della riduzione della capienza massima dei mezzi di trasporto pubblico
Ogni giorno, in epoca pre-Covid, venivano effettuati 16 milioni di viaggi utilizzando i servizi di trasporto pubblico locale. Le ultime rilevazioni hanno evidenziato che in questa fase, conseguente alla riapertura delle attività didattiche del mese di settembre, le frequentazioni dei mezzi pubblici non hanno ancora recuperato i livelli ordinari; le riduzioni variano da un -50% a un -60% rispetto allo stesso periodo 2019, con perdite per circa 8 milioni di viaggi al giorno. Le indagini svolte da Asstra presso gli operatori del trasporto pubblico locale hanno evidenziato che anche nelle ore di punta mattutine e pomeridiane, momenti della giornata in cui avviene la maggior concertazione di passeggeri a bordo dei mezzi, sono stati rispettati i limiti alla capienza dell’80% stabiliti dal DPCM 7 settembre 2020.
In una fase in cui, a seguito dell’aumento di casi di contagio delle ultime settimane, si è tornati a ipotizzare la possibilità di ridurre nuovamente la capacità dei mezzi di trasporto pubblico, per garantire l’opportuno distanziamento tra i passeggeri, l’associazione datoriale nazionale delle aziende di trasporto pubblico locale in Italia ha realizzato uno studio per calcolare l’impatto di una possibile riduzione della capienza dei mezzi a fronte della ripresa delle attività scolastiche e lavorative ormai pressoché regolare.
In presenza di una riduzione ulteriore del valore del coefficiente di riempimento dei mezzi attualmente consentito (80%) Asstra sottolinea come risulterebbe difficile per gli Operatori del Tpl continuare a conciliare il rispetto dei protocolli anti Covid-19 e garantire allo stesso tempo il diritto alla mobilità per diverse centinaia di migliaia di utenti ogni giorno, con il conseguente rischio di fenomeni di assembramento alle fermate e alle stazioni.
Solo nelle ore di punta mattutine si rischierebbe infatti di non poter soddisfare da oltre 91 mila (ipotesi capienza massima consentita al 75%) a circa 550 mila spostamenti ogni giorno (scenario al 50%), arrecando un notevole disservizio quotidiano all’utenza. Esprimendo tale dato in termini di singola persona, significherebbe ad esempio, nell’ipotesi di riduzione al 50% della capienza massima consentita, impedire a circa 275 mila persone al giorno di beneficiare del servizio di trasporto sia per motivi di studio che di lavoro. Appare evidente – sottolinea l’associazione – come le ulteriori limitazioni al servizio di Tpl obbligherebbero buona parte dell’utenza a fare ricorso alla mobilità privata per continuare a effettuare i propri spostamenti.
Il concretizzarsi di questa ipotesi porterebbe evidentemente un aumento significativo sia in termini di traffico – e conseguentemente di incidentalità – che di emissioni inquinanti. E anche in tal senso Asstra traccia degli scenari possibili.
Ipotizzando che l’utenza trasferisca le proprie abitudini di mobilità dal mezzo pubblico all’autovettura, una riduzione della capienza massima nei mezzi di trasporto potrebbe generare da oltre 42 mila a oltre 250 mila spostamenti in auto in più ogni giorno solo nelle ore di punta mattutine. L’autovettura, rispetto a un autobus, emette per passeggero*km maggiori emissioni di CO per un valore pari +1.741%, oltre che il +57,1% di PM10 e il +42,1% di PM2,5. Per quanto riguarda la CO2, in Italia un’auto emette in media in città oltre 3 volte di anidride carbonica rispetto ad un autobus, con un valore pari al +213,6%.