Biscotti (Anav): dopo il caso Atac, ripensare i modelli di gestione del Tpl
“L’analisi economico-finanziaria del Ministero dell’economia ha evidenziato come l’Atac, la più grande azienda di TPL del Paese ed al contempo con le maggiori perdite accumulate negli anni, non sia più in grado di finanziare neanche la gestione caratteristica di bilancio”. Lo ha dichiarato il presidente di Anav (l’associazione delle imprese di autotrasporto viaggiatori aderente a Confindustria) Nicola Biscotti, intervenendo sugli ultimi sviluppi della vicenda Atac.
“A fronte di ciò – ha aggiunto Biscotti -, la domanda alla quale la politica si affanna a dare risposta è come salvare l’azienda dal fallimento, ipotizzando artifici contabili o provvedimenti d’urgenza che scarichino ancora una volta sulla collettività l’onere degli errori commessi. Ma la domanda da porsi è un’altra: perché si è arrivati a questa situazione? Emerge, allora, che le ragioni del default sono di tipo strutturale più che finanziario e risiedono nel fallimento dell’esperienza di gestione diretta, ed in capo ad una sola Azienda, dei servizi di TPL su un territorio così vasto”.
Se la proprietà dell’azienda capitolina fosse stata privata, spiega Biscotti, “i libri sarebbero già da anni in tribunale. Invece di ipotizzare ulteriori artifici per salvare un azienda senza futuro e con un piano di ricapitalizzazione giudicato irricevibile dal MEF e dagli stessi sindaci dell’Azienda, occorre, invece, ripensare totalmente il modello di gestione dei servizi della Capitale, prendendo esempio dal modello londinese che coniuga unitarietà di programmazione e rete, tramite l’autorità di regolazione dell’intero bacino, con un sistema incentivante di concorrenza comparativa, tramite gare per l’aggiudicazione di più lotti di servizio di dimensioni tarate sull’analisi dei flussi di traffico a lasciando alla valutazione degli operatori la scelta se competere per uno o più lotti. Peraltro l’esperienza positiva dell’affidamento tramite gara dei servizi periferici che l’Azienda Roma TPL gestisce con costi e corrispettivi di gran lunga inferiori e con una migliore qualità, ad iniziare dalla giovane età del parco rotabile impiegato, è un’ulteriore conferma della suddetta esigenza”.
“La sorte di Atac – prosegue Biscotti – dovrebbe indurre la politica a fare scelte coraggiose a favore dei servizi al cittadino, anziché ad arroccarsi nella irresponsabile difesa di interessi proprietari, abbandonando definitivamente le gestioni in house, che inibiscono alla base un corretto ed imparziale esercizio delle funzioni di regolazione in capo all’autorità politica, ed implementando le gare per l’aggiudicazione di lotti di servizio contendibili, che assicurino la più ampia partecipazione e, successivamente, la concorrenza per comparazione”.
Ma la vicenda di Atac, a parere del presidente Biscotti, deve servire anche da monito alle istituzioni nazionali, affinché prendano finalmente atto della inesistenza di economie di scala nel settore e della presenza di forti e progressive diseconomie al crescere delle dimensioni aziendali sopra soglie piuttosto contenute (tra i 4 e i 6 milioni di Km per i servizi su gomma secondo gli studi più recenti – Atac gestisce circa 100 milioni di Km), “ed abbandonino definitivamente ricette errate che individuano nella frammentazione del sistema industriale il principale problema del settore ed in misure dirigistiche di incentivo, o addirittura di obbligo, all’aggregazione la possibile soluzione. In quest’ottica – evidenzia il presidente – ci attendiamo un contributo determinante dal decreto di determinazione dei costi standard di settore da tempo atteso”.