Bus turistici Roma, Esposito: non vogliamo fare cassa, solo disincentivare
“L’aumento del ticket bus deve rappresentare solo un disincentivo alla presenza dei pullman nel centro storico di Roma, io non voglio incassare neppure un centesimo di questi 1000 euro”. In un’intervista esclusiva a Trasporti-Italia, il giorno dopo l’incontro con le associazioni di categoria, l’assessore alla Mobilità di Roma Stefano Esposito getta acqua sul fuoco delle polemiche sollevate dalla sua proposta di aumentare del 500% il ticket di ingresso dei bus turistici nella Capitale, pur restando fermo nel suo proposito di trovare soluzioni in grado di disincentivare il fenomeno in vista del Giubileo.
Nelle ore successive alla sua proposta si erano alzate forti le voci di protesta sia delle associazioni territoriali che rappresentano gli interessi dei bus romani –le quali hanno minacciato anche forme di protesta estreme con il blocco del traffico – sia delle sigle nazionali riunite nel coordinamento Caipet (Anav-Confindustria, Cna, Confartigianato, Confcooperative, Legacoop).
“La questione dei 1000 euro è solo un elemento per far comprendere la difficoltà di affrontare l’enorme afflusso di bus turistici previsto nel centro storico della Capitale durante il Giubileo – ha spiegato a Trasporti-Italia Esposito-. Questi 1000 euro non dovrebbero neppure essere incassati, il ticket bus è un disincentivo alla loro presenza. Le associazioni al massimo chiedono stazioni per bus che vengono da fuori. Siamo lontanissimi nell’approccio alla questione. Abbiamo un sistema, a Roma, per cui il turista scende direttamente in albergo e poi si muove con un bus privato che lo ‘scorrazza’ in centro. Questo non succede in nessuna città d’Europa”.
Ma la situazione dei mezzi pubblici a Roma è a dir poco difficile…
“Prima di tutto, ci tengo a dire che i turisti hanno le gambe e poi non si può negare che un turista che decide di visitare il centro storico ha a disposizione una rete che funziona. Questo dei trasporti che non funzionano a Roma è un argomento facile: è innegabile che il tpl della Capitale non è degno di una città europea, ma visitare il centro storico e le principali attrazioni è possibile con metro A, metro B e la rete bus centrale. La comodità con cui si muovono ora i turisti a Roma è anche eccessiva”.
Alla stazione Termini, però, spesso prima di due/tre corse non si riesce a salire a bordo…
“Certo gli orari di punta sono difficili in tutte le città del mondo, ma non si può affermare che non esista il servizio. Termini è un nodo strutturale: mi hanno chiamato a Roma per mettere mano a una situazione complicata. Per certi problemi c’è il disincentivo economico o c’è lo status quo. In quest’ultimo caso non c’è bisogno di chiamare qualcuno da Torino come me per risolvere le questioni. Non ho niente contro i pullman, le strutture alberghiere o i ristoranti, ma devo dare una risposta al problema. La situazione attuale è al limite del collasso. Si tratta di gestire, al di là dei numeri precisi, milioni di pellegrini e il conseguente afflusso dei bus turistici. Rispetto alle associazioni abbiamo approcci completamente opposti: loro propongono di aumentare il numero dei parcheggi in centro, ma non si pongono il problema di come questi mezzi ci possano arrivare. Oppure chiedono di non penalizzare i pullman nazionali, che comunque sanno già gestire il loro flusso magari con garage privati, e di far pagare il ticket a quelli stranieri. Io, invece, voglio evitare il transito di migliaia di pullman in più nel centro”.
Come si è concluso l’incontro? Qual è il futuro della delibera?
“Sono stato accusato di voler distruggere le imprese con questa politica, mi è stato detto che voglio disincentivare il turismo. Io presenterò la delibera in Giunta. La cifra rispetto al ticket potrà essere di 1000 o di 800 euro, non è importante perché l’obiettivo è non avere questi pullman in centro. A Roma si può decidere di non fare nulla e di accettare la situazione così com’è, oppure si può, come ci chiedono da ogni parte, fare di Roma una città europea. Comunque, prima del voto in Giunta, ci sarà sicuramente un nuovo consulto con tutti gli attori che sono portatori di interessi in questo settore, ma è evidente che proveniamo da approcci culturali opposti”.
Passiamo alla vicenda Atac: cosa si sta immaginando per il futuro?
“C’è una serie di interventi in atto, ma per ora non posso dire altro…”.
E a proposito dell’ipotesi di coinvolgere soggetti privati?“
Con l’azienda in queste condizioni è necessario continuare l’opera di risanamento perché altrimenti nessuno sarebbe interessato. Il lavoro sta andando bene, i risultati si vedono. Andiamo avanti così”.