Cinque arresti per truffa all’Atm di Messina
Scattate le manette all’Atm, la municipalizzata di tpl di Messina. Il direttore generale dell’azienda e quattro tra dirigenti e dipendenti sono stati arrestati dai carabinieri con l’accusa di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche e di truffa in danno di un ente pubblico. Secondo quanto accertato, gli indagati avrebbero chiesto alla Regione Siciliana rimborsi maggiori del dovuto facendo risultare, ad esempio, un maggiore chilometraggio degli autobus rispetto a quello effettivo.
Il direttore generale Claudio Conte – che proprio un paio di giorni fa aveva avanzato richiesta di dimissioni – è accusato di aver presentato alla Regione richieste di rimborso gonfiate. Avrebbe ciò conseguito rimborsi non dovuti dichiarando un chilometraggio degli autobus superiore rispetto alle corse effettive dei mezzi. A Conte (56 anni) sono stati concessi gli arresti domiciliari, così come anche a Bartolo Enea (60 anni), Francesco Lisa (57 anni) e Salvatore Orlando (59 anni) all’epoca dei fatti coordinatori dell’esercizio, e all’amministrativo Giuseppe Lampi (47 anni). L’indagine, condotta in più tranche dalla Procura, aveva già registrato l’avviso di garanzia per Conte e gli altri dipendenti anche per i fatti contestati nell’ordinanza custodiale siglata dal gip di Messina. In questi anni i carabinieri hanno scoperto presso l’Atm parecchi casi di assenteismo e irregolarità nella rendicontazione.
I cinque, a vario titolo, riuscivano a ottenere un rimborso maggiorato dell’accisa sul carburante consumato. Con l’ingiusto profitto sarebbero poi stati pagati alla maggioranza dei dipendenti Atm una serie di emolumenti aggiuntivi. Ciò significava un numero spropositato di ore di straordinario e l’indennità mensile denominata «premio corse», in quest’ultimo caso pur senza aver raggiunto la percentuale di corse effettive rispetto a quelle previste. Oltre a trasmettere consuntivi chilometrici gonfiati e ad aumentare la lunghezza di alcune corse o a includerne alcune mai effettuate, gli arrestati avevano anche omesso, nelle loro richieste per ottenere i contributi pubblici, il fatto che alcuni contachilometri dei bus erano stati riparati e quindi era impossibile quantificare con esattezza i chilometri effettuati. Nell’indagine risultano indagate anche altre 17 persone, che prestano o hanno prestato lavoro all’Atm. Ad alcuni degli indagati viene inoltre contestata anche la falsa attestazione della propria presenza sul luogo di lavoro e la conseguente indebita percezione degli emolumenti.
L’assessore regionale alle Infrastrutture e alla Mobilità, Pier Carmelo Russo, ha disposto “l’immediato avvio di attività ispettive sull’azienda, funzionali alla costituzione di parte civile nell’eventuale processo ai presunti responsabili di truffa ai danni della Regione siciliana”.