Ecco il bike sharing. Ma con sole 22 biciclette
“Bike sharing” tra le polemiche a Roma. Il sistema di scambio di biciclette, già attivo nel centro storico e ad Ostia, è stato allargato al III Municipio della Capitale. Ma blogger e amanti dei velocipedi criticano l’iniziativa: poche bici, pochi posteggi, e in luoghi troppo distanti tra loro.
Il “bike sharing” è presente nelle principali città europee. A Roma è attivo dal 2008 nel centro storico, da dove è stato successivamente allargato a Ostia. Il sistema permette l’uso di biciclette pubbliche prelevabili con una tessera elettronica ricaricabile. I velocipedi sono dotati di un dispositivo di monitoraggio, in tempo reale, delle posizioni e degli spostamenti effettuati. Con l’inaugurazione del servizio a piazza Bologna sono ora a disposizione degli utenti quattro cicloposteggi distribuiti a Villa Torlonia, a piazzale del Verano, attorno all’ateneo La Sapienza e in piazza Bologna.
Il municipio, che conta quasi 60mila abitanti, è servito da 22 biciclette: ogni stazione è costituita da 8 postazioni, di cui 2 per bici elettriche a “pedalata assistita” e 6 di tipo normale, con sistema integrato di gestione e di ricarica. Per usufruirne i cittadini devono iscriversi presso le biglietterie Atac autorizzate; i costi sono : 5 euro per l’acquisto e la prima ricarica iniziale della card, 0,50 centesimi per ogni mezz’ora o frazione, fatta eccezione dei primi 5 minuti che sono gratuiti. E proprio sulle modalità con cui è entrato in funzione il bike sharing si sono appuntate le critiche di Bikesharingroma.com, il blog/osservatorio dedicato al servizio.
“Quattro stazioni”, commenta il blog, “installate dopo calcoli nasometrici (ovvero a naso!) in un municipio distantissimo dalle altre stazioni presenti in centro storico”. Secondo il sito, “il bike-sharing esiste e può essere definito come tale solo se le stazioni stanno a 300mt di distanza le une dalle altre; solo se coprono tutto o gran parte del territorio cittadino; solo se la tariffa sale esponenzialmente all’aumentare dell’utilizzo e solo se la prima mezz’ora è gratuita”. Invece, spiega il blog, “non siamo in presenza di nessuno degli elementi e continuiamo ad aprire stazioni a macchia di leopardo”.
“Mentre moltissime città – Milano in testa – si stanno attrezzando sempre di più per affermare questo servizio di trasporto pubblico (signori, trattasi di servizio di trasporto pubblico, è chiaro o no?), a Roma si continua a sommare cialtronaggine a cialtronaggine. Nella speranza diffusa”, conclude il sito web, “che i cittadini si rassegnino a non avere mai un servizio decente”.