Mobility pricing: la soluzione potrebbe essere il “pendolare flessibile”, sul lavoro e in itinere
Durante la duegiorni di convegni di Olten, in Svizzera, organizzata da UTP, FFS, BLS e SOB, è stato presentato lo studio di FehrAdvice & Partners su “Leve e metodi comuni per ottimizzare l’utilizzo dei trasporti pubblici”. La ricerca considera il punto di vista dell’economia comportamentale e mostra che le norme sociali sul posto di lavoro e le abitudini sono decisive nel comportamento dei pendolari. Il risultato getta una nuova luce sulla discussione relativa al mobility pricing.
Secondo lo studio di FehrAdvice, commissionato da FFS, UTP e dai direttori cantonali dei trasporti, prima di attuare incentivi di prezzo andrebbero realizzati nuovi modelli di mobilità tra pendolari, aziende e politica. Il traffico pendolare nelle ore di punta è costoso per la collettività. Dal punto di vista dell’economia comportamentale i pendolari sono condizionati dalle norme sociali sul posto di lavoro influenzate da superiori e colleghi che “guardano intenzionalmente l’orologio se qualcuno arriva tardi in ufficio, ciò a dispetto di modelli di tempo di lavoro flessibile. Inoltre gli attuali modelli di comportamento del pendolarismo non vengono mai o quasi mai messi in discussione. Si continua a viaggiare nelle ore di punta”.
L’approccio risolutivo è quello di tassare i flussi di traffico con il cosiddetto “mobility pricing”, che prevede di fissare prezzi diversi per l’utilizzo dei mezzi di trasporto nelle varie ore della giornata e sui vari tragitti, in base alla domanda. Nell’ambito dello studio, però, sono state sondate delle alternative all’approccio punitivo per scoprire quante persone potrebbero fare i pendolari in modo flessibile, quali siano i motivi che li spingono a viaggiare nelle ore di punta anche se l’offerta di posti è limitata e in che modo sia possibile attuare l’incentivo giusto per ottenere un utilizzo regolare dei trasporti pubblici nel corso della giornata.
L’indagine evidenzia che il 60% dei pendolari potrebbe spostarsi in modo più flessibile se aziende e politica collaborassero per livellare i picchi di domanda. Prima di pensare a incentivi di prezzo, andrebbero indagate e sfruttate fino in fondo simili misure. Uno studio Ecoplan su mandato delle FFS, nel 2015 stimava che i trasporti pubblici avrebbero potuto risparmiare circa 140 milioni di franchi all’anno livellando le punte di traffico.