Sharing Mobility: cresce in Italia la condivisione dei mezzi di trasporto, in particolare al Sud
In Italia la sharing mobility cresce: i numeri parlano del +50% in tre anni. Parliamo di un fenomeno che rientra nello spettro della sharing economy, per il quale i trasferimenti da un luogo ad un altro, ovvero la mobilità, avvengono con mezzi e veicoli condivisi, le persone non usano la propria auto, la propria bicicletta, il proprio scooter, ma utilizzano servizi di noleggio a ore del mezzo.
I dati. Nel triennio 2015-2017, infatti, i principali servizi di mobilità condivisa sono aumentati del 50%. Dal punto di vista territoriale, le Regioni del Sud hanno fatto registrare una crescita più forte della mobilità condivisa con un più 57% nel triennio (31%, invece, al Centroe al Nord) e Milano si conferma il fiore all’occhiello in Italia per sharing mobility.
È quanto emerge dal Rapporto Nazionale sulla Sharing Mobility presentato in occasione della II Conferenza Nazionale organizzata dall’Osservatorio Nazionale della Sharing Mobility (iniziativa del ministero dell’Ambiente e della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibilee composto da 80 membri fra cui tutti gli operatori di sharing), in partnership con Deloitte e Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane, che si è svolta oggi nella Stazione Termini di Roma.
A fronte di questa crescita, si legge nel Rapporto, il totale dei servizi sparsi sul territorio italiano al 31 dicembre 2017 era 357, ripartiti con una netta maggioranza nelle Regioni del nord Italia, 58%dei servizi totali, il 26% diffusi nelle Regioni del Mezzogiorno, il 15% al Centro e l’1% di servizi attivi su scala nazionale.
Stando al report, in Italia i servizi che hanno avuto maggiore diffusione nell’ultimo anno sono il bike sharing, il car sharing, ma anche il car pooling, lo scooter sharing e il bus sharing,oltre alle nuove app, che in un’unica piattaforma permettono di prenotare e acquistare tutta la sharing mobility a disposizione nelle città italiane.Un successo confermato dai numeri che negli ultimi anni sono lievitati, arrivando a circa 40mila biciclette offerte in bike sharingin 265 Comuni, circa 8.000 auto in car sharing per 1.077.589 utenti, nelle due formule free floating (l’auto che si preleva e si lascia ovunque) e station-based (si preleva e lascia in appositi spazi) e a circa 2,5 milioni di utenti per il car pooling extraurbano. Continua inoltre a salire il numero di veicoli a zero emissioni, è elettrico infatti il 27% degli scooter e delle auto condivise che circolano nelle città italiane.
“La mobilità condivisa – afferma il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti – è uno dei comparti trainanti di quella rivoluzione della sostenibilità dei trasporti urbani che è essenziale per assicurare standard di qualità dell’ambiente e della vita nelle città. I trasporti incidono infatti in maniera significativa sull’inquinamento atmosferico urbano che, soprattutto nella Pianura Padana, segna ancora ripetuti superamenti delle soglie imposte dalle norme nazionali ed europee. Ma il traffico è anche uno dei principali fattori di stress della vita in città. Condividere mezzi, tragitti, viaggi, spostamenti casa-lavoro è un modo concreto e anche sociale per aiutare le città ad essere più a misura di essere umano. Il ministero in questi anni ha finanziato progetti di 573 interventi per 625 milioni in favore di 169 Enti locali in materia di mobilità sostenibile e nell’ultimo anno ha promosso e finanziato oltre80 progetti per gli spostamenti casa-lavoro e casa-scuola presentati dai Comuni italiani. E’ questa la direzione giusta per un’Italia migliore e più green”.
“La mobilità passeggeri – sottolinea Edo Ronchi, presidente della Fondazione Sviluppo Sostenibile – è eminentemente un fenomeno urbano, e gran parte degli spostamenti avviene in città. Questo significa anche che gli impatti negativi della mobilità si riscontrano nelle nostre città, dove vi è il maggior numero di persone esposte. È però proprio in città che ci sono le maggiori opportunità perché il modellodi mobilità individuale venga messo in discussione da quello basato sui servizi condivisi e pubblici. Perché ciò accada serve che la mobilità condivisa conquisti spazio e lo tolga all’uso dell’auto privata”.