Sostenibilità, Greenpeace: Italia deferita alla Corte Ue, serve una rivoluzione dei trasporti
“E’ urgente rivoluzionare la mobilità”. Lo afferma il responsabile della campagna Trasporti di Greenpeace Italia, Andrea Boraschi, commentando il deferimento dell’Italia davanti alla Corte europea, in materia di inquinamento atmosferico.
Il deferimento arriva nell’ambito di una procedura di infrazione cominciata nel 2014 e, dopo alcuni step, il 31 gennaio scorso il commissario Ue all’ambiente Karmenu Vella aveva convocato a Bruxelles i ministri di nove Paesi tra cui l’Italia. La documentazione fornita da Roma è stata sufficiente per evitare l’aggravamento della procedura di infrazione sull’NO2 ma non quella sul particolato, in quanto il piano italiano prevede una normalizzazione della situazione in tempi troppo lunghi.
Il provvedimento adottato dalla Commissione europea, si legge in una nota, ”non sorprende nessuno. Era annunciato da tempo e l’Italia ha fatto di tutto o quasi per meritarlo. È la conseguenza lineare dell’inazione dei governi succedutisi negli ultimi anni, e della marginalità delle politiche ambientali e sanitarie nel nostro Paese”.
”L’Italia è indietro su molti fronti, quanto a tutela della qualità dell’aria. Ma certamente quello dei trasporti mostra le maggiori criticità – osserva Greenpeace -. Abbiamo un livello di motorizzazione significativamente più alto degli altri Paesi dell’Unione, mentre la mobilità sostenibile stenta a crescere. Un sistema che si basa sul mezzo privato a benzina o gasolio è un sistema patogeno, oltre che antitetico agli accordi sul clima”, afferma Boraschi.
Greenpeace ricorda infine che oltre al Pm10, in Italia resta da affrontare seriamente il grave impatto causato dal biossido di azoto, un inquinante tipico del settore trasporti e dei diesel in particolare. Questo inquinante, in Italia, è responsabile di oltre 17.000 morti premature l’anno e sul biossido di azoto è aperta una ulteriore procedura di infrazione contro l’Italia. Secondo l’organizzazione ambientalista ”è ragionevole attendersi che, in assenza di provvedimenti radicali da parte dei prossimi esecutivi, anche la procedura d’infrazione per il biossido d’azoto possa concludersi con un deferimento dell’Italia alla Corte di giustizia”.