Taxi: il Tribunale di Milano blocca Uber Pop
Blocco di ‘Uber pop‘, uno dei servizi messi a disposizione dalla app Uber. Lo ha disposto il Tribunale di Milano, su tutto il territorio nazionale. Il ricorso era stato presentato dalle associazioni di categoria dei tassisti per “concorrenza sleale”.
Le organizzazioni sindacali e di categoria, locali e nazionali, dei tassisti e dei radiotaxi avevano presentato un ricorso cautelare ed urgente per chiedere l’oscuramento della ‘app’ Uber-Pop, uno dei servizi messi a disposizione dalla multinazionale americana Uber che permette a chiunque di fare il tassista senza licenza, e l’inibitoria dal servizio.
Oggi il giudice della sezione specializzata imprese del Tribunale di Milano, Claudio Marangoni, con un’ordinanza ha accolto il ricorso, accertando la “concorrenza sleale” del servizio del gruppo Uber. Il giudice con un provvedimento cautelare ha disposto il blocco di Uber-Pop e l’inibitoria della prestazione del servizio su tutto il territorio nazionale. Nel suo provvedimento il magistrato ha chiarito che Uber avrà 15 giorni di tempo per adeguarsi all’inibitoria disposta, altrimenti scatteranno delle penali. Contro il provvedimento cautelare, in ogni caso, c’è la possibilità da parte di Uber di fare ricorso.
“Gli effetti pregiudizievoli nel settore taxi recati dall’app Uber-pop sono accentuati per effetto del previsto consistente numero di visitatori della manifestazione Expo 2015“, aggiunge Claudio Marangoni nell’ordinanza, evidenzando, inoltre, che il fenomeno Uberr-pop è “in rapida evoluzione con estensione ad altre città italiane”.
“Il tribunale di Milano ha confermato quello che da molto tempo sostengono le organizzazioni sindacali dei tassisti in merito alla illegittimità del servizio Uber pop”, ha commentato in una nota Alessandro Atzeni di Uil Trasporti settore taxi. “Questa sentenza – aggiunge – deve far riflettere tutti coloro che, con sotterfugi e banali interpretazioni delle Leggi vigenti che regolano il trasporto pubblico non di linea, intendono basare la propria attività senza titoli autorizzativi e in regime di concorrenza sleale nei confronti della nostra categoria. Questo è solo l’inizio di una lunga battaglia che continueremo a sostenere per onorare il principio di legalità – conclude – senza trascurare il fattore sicurezza anche come garanzia nei confronti della nostra utenza”.