Ticket bus turistici: Anav denuncia il caso Italia all’Ue
“E’ un caso unico in Europa: i turisti che usano l’autobus per venire in Italia sono tassati due volte perché devono pagare sia il “ticket bus” che l’imposta di soggiorno”. Lo scrive in una nota l’Anav, che insieme all’IRU (International Road Transport Union) e ad altre associazioni italiane ed europee rappresentative delle imprese di trasporto con autobus – Confcooperative, Confartigianato, ASTIC (Spagna), FBAA (Belgio), AFTRI (Francia), FNTV (Francia), ASTAG (Svizzera), KNV (Olanda), WKO (Austria) e BDO (Germania) – con il supporto di circa 280 imprese italiane e straniere, ha denunciato l’Italia alla Commissione Europea.
“Sono oltre 50 le città italiane, complessivamente meta di circa il 70% del flusso turistico nazionale – scrive Anav – ad applicare il ticket bus per un prelievo annuo sul sistema delle imprese – poi ribaltato sui turisti – che sfiora i 100 milioni di euro ed incide mediamente per circa il 10% sui costi dei servizi di trasporto turistico con autobus (terza voce di costo dopo autisti e gasolio), con punte del 50% sul singolo servizio turistico”. In molte città poi, oltre al ticket si aggiunge l’imposta di soggiorno, per cui il turista che utilizza l’autobus paga due volte per la permanenza in città.
Il ricorso è stato presentato dopo il fallimento di diversi tentativi di dialogo con le amministrazioni locali, spiega l’Associazioe nazionale autotrasporto viaggiatori.
“Le delibere comunali sui ticket bus – denuncia Nicola Biscotti, presidente di Anav, Associazione di Confindustria che rappresenta le imprese di trasporto con autobus – contrastano con le norme fondamentali dell’ordinamento comunitario, violando il principio di proporzionalità ed ostacolando la libera prestazione di servizi ed il corretto funzionamento del mercato interno. La nostra richiesta alla Commissione Europea è l’avvio di una procedura di infrazione nei confronti dello Stato italiano. Le abnormi ed illegittime imposizioni tariffarie imposte agli autobus da numerosi comuni italiani sono dettate da esigenze di cassa dei comuni, che nulla hanno a che vedere con gli obiettivi di miglioramento della mobilità urbana, della decongestione del traffico e o della tutela dell’ambiente e del patrimonio artistico e che appaiono distorsive della concorrenza modale. In nessun’altro Paese europeo gli autobus sono tassati per il solo fatto di accedere alle città: altri e ben più efficaci sono gli strumenti adottati per contrastare traffico e inquinamento senza danneggiare imprese e collettività servite”.
Secondo Biscotti, infine, “il prelievo è tanto più iniquo, in quanto non è reinvestito neppure in parte nella creazione e/o miglioramento dei servizi o delle infrastrutture per l’accoglienza dei visitatori”.