Trasporto pubblico: in corso a Roma il 14° convegno nazionale Asstra
Essere protagoniste nello sviluppo di un settore che è centrale per le sfide demografiche, economiche, sociali, ambientali del Paese è la dichiarazione d’intenti a nome delle imprese del trasporto pubblico locale con cui Massimo Roncucci, presidente di Asstra, apre i lavori del 14° convegno nazionale in svolgimento a Roma e traccia il programma di lavoro “Saranno due giorni intensi di confronto sulle principali tematiche il digitale, le tecnologie, il mercato degli strumenti finanziari e dei sistemi innovativi di finanziamento, la mobilità sostenibile, le ferrovie locali, il mondo del lavoro e la concorrenza”.
Nel 2050 il 70% della popolazione vivrà nei grandi centri urbani, si prospetta quindi un rilevante incremento della domanda di traffico nelle città e una diversa pianificazione urbana che dovrà essere incentrata su tre driver: sostenibilità, digitalizzazione e sviluppo economico con investimenti concreti nelle infrastrutture. Tali concetti sono stati evidenziati anche da Riccardo Nencini, vice ministro Infrastrutture e Trasporti, nel suo intervento di apertura dei lavori. Nencini ha focalizzato l’attenzione sulle caratteristiche dimensionali uniche e peculiari dei centri urbani del nostro Paese rispetto alle altre grandi città europee e alla conseguente necessità che i piani urbani rispondano a tali assetti. “Purtroppo subiamo un grave ritardo nel rinnovo del parco autobus – ha detto Nencini – dobbiamo recuperare sfruttando il supporto offerto dai grandi progressi tecnologici in atto, anche ragionando su tutte le risorse alternative per i trasporti collettivi che ci vengono in mente, come ad esempio sfruttare i chilometri di binari oggi inutilizzati nei grandi centri urbani”.
Nel corso della mattinata sono stati presentati dati salienti sulla mobilità che hanno evidenziato come il settore sia dominato dal mezzo privato in un 82,2% contro il 13,8% del Tpl. Parallelamente però cresce la propensione al cambiamento perché le statistiche mostrano l’interesse per il car sharing e propensione per la mobilità collettiva, a condizione che l’offerta sia adeguata, integrata, digitalizzata.
Grandi novità in arrivo come la digitalizzazione e le piattaforme di tipo MAAS (Mobility as a Service “impongono a tutti un cambio culturale e tecnologico – ha spiegato Roncucci – Noi non ci tiriamo indietro davanti a queste innovazioni, anzi siamo convinti che possano diventare ottimi strumenti a favore dei cittadini e delle imprese a condizione che si faccia molta attenzione ad alcuni punti fondamentali quali pluralità, trasparenza e garanzie e reciprocità, affinché non si trasformino in boomerang per la concorrenza e il valore delle imprese”. Rispetto allo sviluppo futuro Roncucci ha sottolineato: “Ai governi nazionali, regionali e locali sarà chiesta una diversa pianificazione urbana con scelte coerenti per una concezione sostenibile delle città, con investimenti infrastrutturali, a favore di una mobilità integrata, sicura, ecosostenibile e di qualità per far tornare i centri urbani ad essere posti del “buon vivere”.
Mentre alle imprese: ”Spetta il compito di raccogliere queste sfide, ragionando con un’impronta imprenditoriale, guardando all’equilibrio economico delle gestioni delle aziende, insieme ad una rinnovata capacità di calibrarsi sulla domanda piuttosto che sull’offerta dei servizi, con l’obiettivo di conquistare l’utenza, mettendo al centro della propria attività il cittadino-cliente e la qualità dei servizi. Il nostro impegno ci sarà, ma deve poggiare su una strategia chiara, dove ognuno dei soggetti in campo fa ciò che gli compete; ad iniziare da chi deve governare, programmare, finanziare e regolare le politiche della mobilità. Spesso sono state solo le imprese ad essere chiamate in causa, come se tutto dipendesse da loro (bassa velocità commerciale, gap infrastrutturale dell’Italia, scarsi investimenti) ma noi possiamo rimuovere solo le criticità che dipendono e ci stiamo provando a farlo, come dimostrano i dati delle ricerche sullo stato del settore e delle aziende che presentiamo. Oggi abbiamo l’87% delle aziende che chiudono i bilanci in utile, nel 2010 ci riusciva solo il 56%. Ovviamente persistono alcune criticità come la capacità di investimento e la scarsa liquidità. Ci sono però anche aziende non marginali, per peso e numero, in condizioni di solvibilità e in condizioni di ricorrere a nuovi strumenti finanziari”.