Uber lancia appello in Parlamento: nuove norme per Ncc e Taxi
“A fronte degli evidenti benefici per gli utenti dall’arrivo in Italia di Uber, riteniamo necessaria una regolamentazione per creare un quadro normativo che stabilisca degli standard qualitativi che potrà creare nuovi posti di lavoro”. Così l’amministratore delegato di Uber Carlo Tursi, in audizione sul ddl Concorrenza in commissione Industria al Senato, ha illustrato le potenzialità del mercato e ha lanciato un appello affinché il Parlamento emani presto nuove norme per regolare l’attività di Ncc e Taxi.
L’ad della società che ha rivoluzionato il sistema del noleggio con conducente ha presentato ai parlamentari un report sull’attività svolta finora e un’analisi che prospetta “un’effettiva utilità per l’economia e l’evoluzione in mobilità dei cittadini, aumentando la domanda con una ricaduta positiva per tutti gli operatori del trasporto”.
Tursi ha fatto presente che attualmente Uber in Italia è presente a Roma, Milano e Firenze. Nelle prime due città il servizio è attivo da due anni, strutturando una piattaforma con centinaia di operatori di noleggio con conducente, poco sotto il migliaio. E il mercato potrebbe espandersi ulteriormente, ha insistito l’ad di Uber presentando in Commissione stime che parlano di 50mila offerte lavorative possibili in 2-3 anni.
Uber ha proposto un sistema di mobilità innovativo, una piattaforma tecnologica a disposizione sia degli Ncc che dei taxi, come da tempo accade in altri Paesi. “Auspichiamo che sulla nostra piattaforma – ha aggiunto Tursi – possano accedere in futuro anche i taxi in Italia. Possiamo apportare tanti più benefici quanto più concorrenziale e aperto è il mercato in cui ci troviamo ad operare”.
Ad oggi sulla piattaforma Uber italiana sono attivi operatori che sono solo autisti per noleggio con conducente. Per questi ultimi, la società ritiene che esistano obblighi troppo stringenti che ne condizionano l’operato. Uber vorrebbe una più ampia offerta in Italia dove c’è una grande domanda di mobilità. Ma manifesta l’esigenza di un contesto normativo adeguato, con norme più in linea con il progresso tecnologico a disposizione. Norme che regolamentino anche le piattaforme di car sharing.
Concludendo l’audizione, Tursi ha tenuto a evidenziare che la società da lui amministrata “opera In Italia nel pieno rispetto delle regole”. Non sono dello stesso avviso taxisti e alcuni esponenti politici, in particolare della Lega Nord. “Uber si vende come sistema innovativo che non riesce a imporsi in Italia perché osteggiato da un sistema antico. La realtà però è ben diversa visto che Uber opera fuori dalle regole creando tensioni all’interno di un mercato già vessato dall’abusivismo come quello dei tassisti che invece continuano a sottostare a norme, costi e difficoltà burocratiche”. Ha dichiarato all’indomani dell’appuntamento istituzionale a Palazzo Madama Stefano Candiani, vicepresidente dei senatori ‘lumbard’.
Anche ‘Fratelli d’Italia’, il partito di Giorgia Meloni ritiene che si tratti di una deregulation tollerata, “ingiusta e oltraggiosa” nei confronti delle migliaia di taxisti italiani. Alcuni addetti ai lavori hanno inoltre evidenziato che la proprietà di Uber sia di Goldman Sachs, colosso della finanza mondiale con una capacità di lobbying incessante. E il mercato del trasporto pubblico è particolarmente appetibile per finire nelle mani di una multinazionale, sottraendo così un settore importante all’economia italiana.