Anfia: produzione di rimorchi e semirimorchi a rischio blocco per mancanza di materie prime e aumento dei prezzi
“La situazione è fuori controllo. I continui aumenti dei prezzi, dell’ordine del 15-20%, e le difficoltà di reperimento delle materie prime, che si sommano all’impatto della crisi energetica sui costi delle bollette degli stabilimenti produttivi, aumentati di oltre 7 volte, obbligano i produttori di rimorchi e semirimorchi a produrre in perdita, senza poter riversare i maggiori costi di produzione sui clienti, imprese di autotrasporto a loro volta alle prese con prezzi dei carburanti e del metano saliti alle stelle”.
Così Andrea Zambon Bertoja, presidente della Sezione Rimorchi di Anfia intervenendo alla conferenza stampa della Sezione Rimorchi dell’Associazione, organizzata per denunciare le serie difficoltà di approvvigionamento e gli enormi rincari di materie prime come ghisa, alluminio, cromo, nichel e argilla, che il protrarsi della crisi energetica e gli impatti devastanti del conflitto in Ucraina stanno creando alle imprese della filiera italiana dei produttori di rimorchi e semirimorchi e degli allestitori di veicoli industriali, per l’80% formata da PMI artigiane familiari.
Bertoja ha spiegato che se fino a un mese e mezzo fa la domanda interna risultava piuttosto stabile e il mercato in ripresa, con il paradosso dei produttori impossibilitati ad evadere gli ordini per via dei costi di produzione insostenibili, ora si comincia a manifestare anche un assottigliamento del portafoglio ordini.
Motivo per cui è forte e tangibile il rischio di una perdita di competitività rispetto ai produttori esteri, per i quali l’impatto della crisi energetica sulle bollette è molto inferiore rispetto a quello delle imprese italiane – circa la metà in Francia e tra il 15 e il 20% in meno in Germania – e le misure messe in campo nei rispettivi Paesi per sostenere imprenditori e imprese in questa crisi globale, sono più consistenti e incisive – circa 100 miliardi di euro di aiuti stanziati in Francia e in Germania – di quelle del nostro Governo, assolutamente insufficienti.
“Rallentare o addirittura bloccare la produzione – prosegue Bertoja – significa penalizzare i dipendenti delle nostre imprese e le loro famiglie, già duramente colpiti, come cittadini, dal rincaro dei costi dell’energia e dei beni di consumo”.
Le imprese alle prese con difficoltà di gestire ordini e dipendenti
Successivamente Matteo Pezzaioli, amministratore Carrozzeria Pezzaioli, e Massimo Menci, direttore Generale Menci & C., hanno portato nella discussione l’esperienza delle aziende, che sono alle prese con la richiesta di aumenti di stipendio da parte dei dipendenti, alle prese con i rincari derivanti dalla crescita dell’inflazione, a un calo della propensione alla manualità e alle esperienze di alternanza scuola-lavoro nelle nuove generazioni e a un incremento delle dimissioni volontarie, già a partire dallo scorso anno, legato a un calo della motivazione professionale e una ricerca, da parte della forza lavoro, di condizioni e prospettive migliori, difficilmente realizzabili in questa fase di forte crisi.
Se non si risolleva la raccolta ordini, in calo a due cifre nel 1° quadrimestre 2022 rispetto allo stesso periodo del 2021, senza contare l’annullamento di ordini già acquisiti da parte di clienti che non accettano di far fronte agli aumenti dei prezzi o che non hanno più la capacità economica necessaria, il rischio serio per le aziende è di dover ricorrere alla cassa integrazione subito dopo la pausa estiva.
Appello al Governo, agli attori della catena e ai clienti
In conclusione Bertoja ha rivolto un appello al Governo e alle istituzioni affinché si impegnino ancora di più di quanto stanno già facendo per una cessazione del conflitto Russia-Ucraina, e facciano uno sforzo maggiore rispetto a quello mostrato finora, intervenendo per far cessare le speculazioni finanziarie sui mercati, e per introdurre urgentemente misure di sostegno, come la riduzione del cuneo fiscale, che sicuramente aiuterebbe imprese e lavoratori.
Un appello è stato rivolto anche alla catena di fornitura per invitare tutti gli attori che ne fanno parte a evitare le speculazioni, e ai clienti, per invocarne la comprensione di fronte a possibili aumenti del prezzo finale dei prodotti anche per le commesse in corso.