Anita: crisi autotrasporto, 25mila imprese rischiano
Invita a “stringere i denti” di fronte alla grave crisi che investe anche il mondo dell’autotrasporto, Eleuterio Arcese. Il presidente di Anita è intervenuto alla 47esima assemblea generale dell’associazione, fornendo cifre molto pesanti: secondo le stime degli imprenditori, tra le 20 e le 25mila attività di autotrasporto chiuderanno i battenti entro il 2010.
Spiega Arcese: “occorre cogliere l’occasione per rinnovarsi e riscrivere le regole della competitività che passa attraverso il recupero della cultura del rischio quale dna dell’imprenditore”. I primi mesi del 2009 “sono stati duri: il forte calo della produzione industriale e dei consumi ha inevitabilmente coinvolto le nostre imprese, strette tra la contrazione della richiesta di servizi e la crescente sofferenza finanziaria dovuta a un aumento degli insoluti e un allungamento del tempi di pagamento”.
E’ da rilevare, prosegue il presidente Anita, la “drastica riduzione dei volumi del trasporto merci con punte ancora più negative nel comparto dell’auto e dei container. Impressionante il numero dei veicoli fermi nei piazzali: dato confermato dall’Aiscat che ha registrato una netta flessione del traffico autostradale dei mezzi pesanti nel primo trimestre del 2009, di circa il 13 per cento”. Ecco perché “molte imprese, già indebolite dalla crisi energetica dello scorso anno non hanno retto all’impatto della crisi economica e secondo le nostre previsioni, fino al 2010 scompariranno tra le 20 mila e le 25 mila imprese”.
Questa sorta di “selezione naturale a favore delle imprese più strutturate”, avverte Arcese, non significa certo “abbandonare le aziende più piccole o più deboli, ma sostenerle nel fare sistema”. Secondo Arcese, per favorire le imprese ‘virtuose’ e colpire quelle che si muovono nell’illegalità, bisogna “cambiare il modo di intervenire a sostegno” dell’autotrasporto. Stop all’erogazione “indifferenziata” di risorse a tutte le imprese, che “ricorda la triste pratica degli interventi a pioggia che nulla producono se non un effimero e transitorio consenso politico”.
“La crescita economica del comparto”, conclude il presidente Anita, “non può che realizzarsi attraverso un Piano strategico a medio e lungo termine, che ricomprenda tutte le modalità, a partire dal trasporto su gomma, che da troppi anni attende una riforma strutturale”.