Anita: più respiro al trasporto intermodale per una maggiore sostenibilità
Un approccio integrato ai trasporti sostenibili che includa anche l’autotrasporto, per realizzare una crescita sostenibile che sia allo stesso tempo efficiente. È questo il fil rouge che ha indirizzato l’assemblea di Anita che si è svolta il 18 giugno a Mantova.
Nel corso dei lavori sono stati resi noti i dati dello studio condotto tra gli associati, per i quali gli investimenti in beni e servizi volti alla modernizzazione tecnologica ed ecologica e alla formazione in materia di sicurezza ed efficienza, sono indispensabili per rimanere competitivi.
Dall’indagine è emerso che più del 97% degli intervistati ha sostenuto investimenti apprezzabili in categorie attinenti alla sostenibilità e alla sicurezza. Oltre il 90% ha acquistato nuovi veicoli più efficienti e meno inquinanti. Circa il 33% ha previsto attività formative per il personale finalizzate al risparmio energetico; quasi il 30% ha migliorato le strutture aziendali in termini di efficienza energetica e il 27% ha realizzato un aumento di trasporti intermodali.
In aggiunta, oltre l’86% delle imprese ha percepito come “positivo” l’impatto di tali tipi di investimenti sulla performance aziendale media del triennio di riferimento (2012-2014), con il 20% del campione che lo ha ritenuto “fortemente positivo”.
Infatti, la rilevazione ha evidenziato come la crescita media del volume d’affari sia stata del 13,5% rispetto alle imprese che non hanno realizzato tali investimenti le quali, al contrario, hanno registrato una contrazione dei ricavi pari all’8,4% e i risultati dello studio confermano che maggiore è stato l’investimento, più significativo è stato il riflesso positivo sul fatturato.
“Oggi, chiediamo alle istituzioni di continuare a sostenere il settore con misure che incentivino il rinnovo del parco veicolare accelerando l’emanazione del decreto investimenti – che rischia altrimenti di frenare il contributo del settore al miglioramento dell’impatto ambientale – e che disincentivino al tempo stesso l’utilizzo dei veicoli di vecchia generazione – ha detto Thomas Baumgartner, Presidente di Anita -. Le aziende di Anita sono da sempre favorevoli al trasporto intermodale e ne sono state pioniere. Restiamo, però, dell’idea che la conversione modale verso il ferroviario sia economicamente sostenibile soltanto con il sistema non accompagnato, ossia caricando la sovrastruttura o il semirimorchio sui vagoni e non l’intero complesso veicolare e soltanto per percorrenze superiori ai 500 km e che sono da evitare interventi dirigistici che forzino lo shift modale. Serve sì una cura del ferro, ma non deve provocare una ‘intolleranza’ alla gomma”.
Nella relazione è stata richiamata anche l’importanza del potenziamento dell’infrastruttura ferroviaria che permetta l’utilizzo di treni lunghi 750 metri e capacità di carico di 2.000 tonnellate con il rifacimento delle gallerie per permettere il trasporto di semirimorchi di altezza di 4 metri, nonché l’eliminazione del doppio macchinista.
“Bisogna proseguire con l’ammodernamento e l’ampliamento della rete viaria per fronteggiare l’aumento del traffico, ma soprattutto per aumentare la sicurezza stradale considerando, inoltre, che non possiamo precluderci la sperimentazione di nuove tecnologie come il platooning o i gigaliner, o i semirimorchi P18 – ha concluso Baumgartner -. Contiamo sul Ministro Delrio affinché siano sciolti tutti i nodi rimasti ancora irrisolti come la decontribuzione per gli autisti impegnati nei trasporti internazionali, la sospensione del contributo per il Sistri, la ‘barriera al Brennero’ che deve essere evitata, così come deve essere evitato che le norme Solas sulla sicurezza marittima si traducano in un blocco delle esportazioni delle merci italiane, conseguenza che può essere scongiurata con l’installazione di pese dinamiche per i container all’interno dei porti ”.