Assemblea Generale Fai Brescia: Uggé chiede al Governo un confronto serio
La possibilità del fermo dell’autotrasporto e i temi della sostenibilità ambientale ma anche economica e sociale, sono stati al centro del tavolo di lavoro dell’assemblea annuale di F.A.I. di Brescia.
All’orizzonte, l’incontro con il Ministro Paola De Micheli, fissato il 14 novembre. “Se in quella sede non sarà avviato un confronto serio, Unatras, cui è stato affidato il mandato, manterrà l’agitazione e decideremo la data al più presto”, ha spiegato dal palco il Presidente F.A.I. Nazionale Paolo Uggè.
Un concetto ribadito nei loro interventi anche dal Presidente F.A.I. Lombardia Antonio Petrogalli e dal Presidente F.A.I. Brescia Sergio Piardi, arrivato al termine del mandato quinquennale e che in settimana sarà riconfermato dal nuovo Consiglio Direttivo, eletto nel corso dell’Assemblea che guiderà l’Associazione (oltre 2.400 imprese rappresentate, per un totale di 23.300 addetti e 16.300 veicoli, con un fatturato complessivo di oltre 1 miliardo e 500 milioni di euro) per i prossimi cinque anni: Sergio Piardi, Antonio Petrogalli, Giuseppina Mussetola, Stefano Peli, Giuliano Boventi, Giuseppe Gilberti, Lorenzo Boldini, Loredana Ghidini, Angelo Roncadori, Manuel Fiori, Alessia Mandelli, Ivan Pè, Marco Zanotti, Vittorio Carpella e Paolo Metelli.
Nel suo intervento il Presidente Piardi ha denunciato come l’Italia sia il Paese europeo con il parco camion più vecchio d’Europa, con il 60% dei mezzi ante Euro 4 e, soprattutto, quali siano le difficoltà nel “ringiovanirlo” con mezzi tecnologicamente avanzati e in grado di tagliare i consumi e migliorare la sicurezza.
Oltre alla richiesta di un fondo strutturale per il rinnovo del parco veicolare, molte le
questioni sul piatto. “I problemi della categoria sono quelli di sempre, la mancanza di soluzioni non fa che aggravarli” ha spiegato Fabrizio Palenzona, presidente di Conftrasporto-Aiscat, nel corso della Tavola Rotonda “Logistica e sostenibilità: due facce della stessa medaglia. “I costi più pesanti di quelli della concorrenza europea, la mancata pubblicazione dei costi minimi, la tassazione, le disfunzioni burocratiche, i veti ai valichi, le infrastrutture arretrate, la fetta di trasporti internazionali calata dal 56% di 20 anni fa al 15-20% di oggi. Ora, nell’eterno ma attualissimo dissidio fra ambiente e lavoro, si aggiungono le norme sulla sostenibilità, per la quale la categoria chiede aiuti. Un eventuale blocco delle merci non è strumento che ci piace ma è diventato l’unico modo per farci ascoltare”.