Autotrasporto: Italia-Turchia, scambi in calo del 15%
L’interscambio commerciale tra Italia e Turchia negli ultimi tre anni, ha registrato una diminuzione in termini di tonnellate pari al 15%, mentre è cresciuto il valore della merce trasportata (dati Istat). Il dato è emerso nel corso dell’incontro della Commissione mista italo-turca riunitasi in questi giorni per discutere di autotrasporto stradale di merci.
La delegazione turca ha fatto presenti le difficoltà di assicurare un flusso costante di trasporti tra i due Paesi a causa dell’insufficiente contingente spiegando poi che negli ultimi anni è aumentato il traffico per il Nord-Europa (Gran Bretagna, Francia, Svizzera e Germania). La parte italiana, che utilizza a malapena il 3% del contingente complessivo di permessi fissato in 48mila unità annue, ha puntato ad azzerare per il 2016 i permessi per veicoli più vecchi e vincolare gran parte dei permessi di destinazione allo standard Euro5. Per venire incontro alle esigenze del “transito” si è dichiarata disponibile ad incrementare il numero delle autorizzazioni per i vettori turchi, mediante l’uso intensivo dell’intermodalità e l’istituzione di una quota di 8.000 transiti dai porti italiani (nave-treno), senza l’utilizzo di tratte stradali che attraversano la pianura padana, già gravata da una precaria situazione ambientale che sconta il superamento dei limiti ammessi dalle direttive europee sulla qualità dell’aria (la direttrice di traffico verso la Germania dal Porto di Trieste è da sempre liberalizzata).
La delegazione turca ha chiesto anche un incremento di 14.000 autorizzazioni di destinazione – in aggiunta agli attuali 37.000 (31mila per complessi turchi; 6mila per soli semirimorchi) – sostenendo che da troppi anni il contingente era rimasto bloccato e che per sopperire alla carenza di permessi bilaterali, i vettori sono costretti ad utilizzare le autorizzazioni CEMT, distogliendole dal traffico per Paesi terzi. La delegazione italiana ha evidenziato l’impossibilità di aumentare le autorizzazioni di destinazione, a fronte di una contrazione dei volumi trasportati, che richiederebbe anzi una diminuzione del contingente, dichiarandosi disponibile ad incrementare il numero dei permessi validi per il traino di semirimorchi turchi da parte di vettori italiani. I vettori turchi hanno dichiarato il proprio sostanziale disinteresse per questa possibilità, lamentando l’eccessivo costo delle trazioni da parte di vettori italiani (il maggior numero di trazioni viene in realtà assicurato in Italia da poche imprese di autotrasporto di capitale turco).
Anita, anche a nome delle associazioni italiane dell’autotrasporto presenti, si è pronunciata contro l’aumento del contingente a favore dei vettori turchi ed ha ricordato che l’accordo bilaterale dovrebbe assicurare pari opportunità di trasporto ai vettori dei due Paesi contraenti, mentre si assiste ad un monopolio di fatto dei trasporti da parte dei vettori turchi, i quali possono contare su condizioni di esercizio più concorrenziali nel proprio Paese. Ha denunciato inoltre l’esistenza di regole doganali non armonizzate tra i due Paesi e l’obbligo – per molte merci – di scarico presso depositi doganali e la prosecuzione del viaggio come trasporto nazionale turco. La parte turca ha rifiutato la proposta italiana sul nuovo contingente e ha deciso di non sottoscrivere il verbale d’accordo, decretando in tal modo la fine anticipata delle trattative e puntando evidentemente ad ottenere in sede politica quanto non ottenuto in sede tecnica. Anita, insieme alle altre associazioni presenti, è intervenuta sul presidente del Consiglio Matteo Renzi e sul ministro dei trasporti Maurizio Lupi con una nota per chiedere una svolta nelle politiche del trasporto internazionale che possa favorire un recupero di competitività delle imprese nazionali rispetto alle concorrenti imprese estere.
“Nella competizione internazionale, è necessario ricercare soluzioni che assicurino pari condizioni di ingaggio e di costi al personale viaggiante, così come avviene da anni nel comporto marittimo, per garantire condizioni di concorrenza leale – sostiene Anita -. Le associazioni dell’autotrasporto chiedono quindi di non fare alcuna ulteriore concessione al trasporto turco, e di riconsiderare in generale la politica del trasporto internazionale che il nostro Paese ha portato avanti negli ultimi anni in sede di accordi bilaterali con i Paesi extra-UE, che ha decretato la costante perdita di commesse del trasporto nazionale a vantaggio di operatori stranieri”.