Autotrasporto, scoppiano proteste anche in Puglia: presidi a Foggia, Bari e Taranto
Un movimento spontaneo dei camionisti si sta attivando anche sulle strade pugliesi. Sul solco delle proteste siciliane (ne abbiamo parlato qui), anche gli autotrasportatori pugliesi hanno iniziato a manifestare attraverso presidi nelle aree di servizio nella zona del foggiano e al confine con il Molise. Anche qui, alla base delle proteste principalmente il caro carburanti che grava sulle imprese. In Puglia il settore dell’autotrasporto conta oltre 6mila imprese.
Segnalati mezzi fermi da Foggia a Bari, passando per Cerignola, Canosa di Puglia, Andria, Corato, Ruvo e Altamura.
Per Michele Giglio, presidente di Confartigianato Trasporti Puglia serve “lo stesso approccio utilizzato per le bollette di gas e luce, prevedendo misure per dare immediatamente ossigeno alle imprese. Si potrebbe usare il tesoretto incassato dal Fisco a titolo di extragettito sulle accise, usandolo per estendere il credito d’imposta al diesel”.
Intanto, è stato convocato per oggi un nuovo incontro dal viceministro Teresa Bellanova con le organizzazioni di rappresentanza.
Casartigiani Puglia: “I costi di gestione delle imprese di autotrasporto sono aumentate dell’80%”
A Taranto è in corso una protesta degli autotrasportatori con un doppio presidio sulla statale 106 (all’altezza della raffineria) e sulla statale 100 (dopo il casello autostradale di Massafra).
“Gli autotrasportatori pugliesi scioperano per protestare contro l’aumento continuo del costo del carburante. Sono stanchi di aspettare risposte e stufi dei continui rinvii da parte del governo nazionale sulla questione hanno deciso di scendere in strada e incrociare le braccia. La situazione è diventata insostenibile”, sottolinea Stefano Castronuovo, coordinatore regionale di Casartigiani Puglia e segretario di Casartigiani Taranto, aggiungendo che “molte aziende sono sull’orlo del precipizio”.
“Come ben noto da un anno e mezzo – aggiunge Castronuovo – i costi di gestione delle imprese di autotrasporto sono aumentate dell’80% (carburante, costi di manutenzione dei mezzi, pedaggi autostradali). Nella provincia di Taranto dove la situazione del comparto era già drammatica, dovuta ai pagamenti dei committenti a 90 e 120 giorni (vedi acciaierie d’Italia), e dove le imprese già da un paio di anni non riescono ad accedere a linee di credito per la gestione dei costi fissi, quest’ultima stangata rischia di uccidere le imprese”.