Autotrasporto: Unrae, con la crisi persi quasi 200mila posti di lavoro
L’Unrae, l’Associazione dei costruttori esteri, ha deciso di dare risonanza alla grave crisi che interessa l’autotrasporto italiano e sulla conseguente delocalizzazione di molte imprese all’estero, organizzando a Modena un incontro con la stampa, gli operatori del settore e le proprie aziende associate.
“La logistica e il trasporto rappresentano una determinante per il sistema produttivo in Italia, Paese al IV posto nelle esportazioni mondiali – ha commentato Giancarlo Codazzi, presidente sezione veicoli industriali Unrae, in apertura del convegno -. Non possiamo permetterci una fiscalità e costi di gestione non competitivi ed il comparto va considerato come strategico per il sistema economico italiano”.
Durante la conferenza è stata presentata la ricerca realizzata per l’Unrae da GiPA Italia, “L’esodo dell’autotrasporto dall’Italia e l’impatto sull’economia della filiera”, nella quale si evidenzia come il comparto dell’autotrasporto, linfa del sistema economico del Paese, abbia risentito profondamente dell’andamento economico negativo, che ha comportato nei 5 anni di analisi (2008-2013) una perdita di quasi 9 punti di Pil.
“In tale contesto la percorrenza dei veicoli delle flotte italiane è calata, nel periodo tra il 2008 e il 2013, del 25%, il trasporto di merce su strada si è ridotto del 35% ed il consumo di carburante (al netto del gasolio per le autovetture) è sceso del 37% – si legge nell’analisi presentata dal direttore generale di GiPA, Marc Aguettaz -. Nello stesso tempo le percorrenze autostradali dei mezzi pesanti sono scese solo del 14,5%, primo segnale di dati discordanti relativi al trasporto su gomma in Italia. Tutto questo ha portato ad una contrazione dell’occupazione per tutta la filiera di 197.000 posti di lavoro, pari a 90 volte i dipendenti dell’Alitalia e a 360 volte quelli delle acciaierie di Terni. Senza contare che 90.000 di questi posti di lavoro sono da attribuire a padroncini che non hanno potuto beneficiare di alcun ammortizzatore sociale”.
Secondo l’Unrae le conseguenze del cambiamento si sono tradotte in Italia in una perdita del 12% delle aziende con oltre 6 mezzi. In particolare, la crisi ha portato 2.000 flotte del trasporto merci a cessare l’attività, alcune a seguire la via della fusione, della trasformazione o dell’esodo di tutta o parte della flotta, con conseguenze evidenti sulla perdita di gettito per l’Erario.
Le principali difficoltà citate dagli operatori che hanno delocalizzato all’estero riguardano, in primis, i costi di gestione, lavoro e carburante; la pressione fiscale e le difficoltà burocratiche. Questa totale improduttività ha portato una forte contrazione delle entrate per lo Stato: quasi 10 miliardi di euro da accise sui carburanti, 420 milioni di euro di mancati introiti di IRAP, a cui andrebbe aggiunto il mancato contributo IRPEF per i 197.000 posti di lavoro persi, la perdita di 61 milioni di euro di IPT e di 1,3 miliardi di euro di oneri sociali. Cifre da manovra economica.
L’Associazione dei Costruttori esteri ha quindi proposto, agli organi istituzionali, la sua ricetta: “E’ necessario effettuare interventi mirati e puntuali per un’efficace defiscalizzazione delle attività legate all’autotrasporto – ha detto il presidente Codazzi-. Mi riferisco, in particolare, alla fiscalità diretta ed indiretta sulle attività di impresa, nonché a quella sul lavoro. Inoltre è necessario intervenire a livello europeo per la definizione armonizzata di un salario minimo per i lavoratori dell’autotrasporto, al fine di evitare la pratica del dumping sociale e la confusione sul trattamento previdenziale, garantendo inoltre il rispetto delle regole di sicurezza del lavoro. Infine liberalizzare il noleggio senza conducente dei veicoli adibiti al trasporto di merci con massa complessiva superiore a 6t, allineando il sistema italiano a quello degli altri Paesi europei, al fine di assicurare la massima possibile flessibilità delle aziende di autotrasporto e consentendo un più accelerato ammodernamento del parco”.